Foto di Stefano Spangaro - Cral Voltois

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Vita genuina di montagna ... Voltois UD

domenica 9 ottobre 2011

Stella alpina


Sono finalmente tornata e vi dedico una foto della Stella alpina, insieme ad una bella canzone friulana, e ad alcune chicche che sono sicura vi piaceranno.


Stelutis alpinis

Se vieni quassù fra le. Rocce,
dove loro mi hanno sotterrato,
c'è uno spazio pieno di stelle alpine,
dal mio sangue è stato bagnato.
Come segno c'è una croce
Scolpita sulla roccia.
Fra quelle stelle nasce l'erba,
sotto di loro dormo tranquillo.
Prendi, prendi una stella:
essa ricorda il nostro amore.
Le darai un bacio,
e poi nascondila nel seno.
Quando a casa sei sola
E di cuore preghi per me,
il mio spirito è presente:
io e Ia stella siamo con te.

Canzone, popolare, friulana (tradotta)

Stella alpina, Edelweiss, Leontopodium alpinum, comunque la si chiami, resta la regina dei fiori alpini, il fiore alpino per eccellenza e secondo me il più delicato.

Fino a una decina di anni fa era un fiore molto raro, (sottoposto, come era da decenni, ad una ricerca e ad una raccolta spietata, da parte di montanari e non), che si sentivano molto appagati nel portare a valle ed esibire questo "trofeo"; oggi, per fortuna, sta tornando a diffondersi sulle nostre montagne e non è raro trovare distese di centinaia di fiori, nei pascoli più alti, ai piedi delle vette, ma si può trovare anche lungo i sentieri più battuti, a testimonianza che la sensibilità per la tutela dell'ambiente è cresciuta negli ultimi anni, anche e soprattutto in quelli che frequentano le montagne e ne apprezzano la bellezza incontaminata.

La cosa buffa di questa pianta della famiglia delle Composite (Asteracee) è il fatto che quello che normalmente viene considerato "il fiore", in realtà è solo una rosetta di foglioline (bratte foliari) rese bianche dalla fitta selva di peli che le ricopre, sembrano petali di un fiore perché sono molto più chari delle altre foglie che si trovano alla base e sul fusto e perché sono disposte a raggio attorno ad alcuni capolini tondeggianti (il vero "fiore" della stella alpina) sulla sommità dello scapo fiorito.

Cresce nei pascoli magri di alta quota e si spinge fino sulle rupi più impervie e irraggiungibili (unici posti dove sopravviveva nel periodo di maggiore crisi); si trova più facilmente su rocce calcaree, ma non è raro trovarla anche in ambienti di rocce silicee a quote comprese fra gli ottocento ed i tremila metri.

Fiorisce normalmente fra luglio e settembre

Dalla sua particolare forma a cinque e più petali vellutati, ricoperti da una bianca-gessata peluria, gli deriva il suo nomignolo di "stella alpina".
Ma la fantasia popolare ha costruito tante storie e leggende su questo fiore. Storie che hanno un sapore di profonda sensibilità.
Qui riportiamo alcune tra le più significative e coinvolgenti.

LA LEGGENDA DELLA STELLA ALPINA

Molti e molti secoli fa, quando quelle meravigliose montagne, chiamate oggi Dolomiti, emersero dalle acque che a quei tempi sommergevano buona parte del nostro globo, scesero sulla Terra delle Creature favolose fatte di fumo e di nebbia, di lembi di nuvole e di arcobaleno.
Erano gli Spiriti-delle-Cose-non-create che cominciarono a dar forma e vita agli alberi, alle erbe, ai fiori.
Gli alberi si moltiplicarono in poco tempo e ricoprirono molte zone sotto le pendici di quelle montagne. Erano abeti, larici, pini. Sulle colline nacquero le betulle e il sorbo, il frassino e il castagno. Le erbe formarono immense distese di prati lussureggianti, che discendevano dai ghiaioni fino alle piane in dolci declivi o arditi pendii. I fiori spuntarono: nei boschi c'erano i piccoli garofani cremisi e i ciclamini, nei prati anemoni gialli, clematidi viola, primule bianche e colchici lillà. E fiori spuntarono nelle paludi: erano giaggioli, gladioli, narcisi...
Altri ne nacquero sulle rive dei laghi e sugli specchi d'acqua, come le ninfee bianchissime e i nannufari gialli. Ancora spuntarono le aquilegie, le pulsatille, le peonie e i papaveri alpini. E moltissimi altri dai colori delicati e luminosi.
Sotto le ultime rocce ecco prosperare i primi "baranci" o pini mughi. Accanto sorsero gli arbusti dei rododendri color rosso, i raponzoli di roccia e le meravigliose genziane turchine. Cosi ogni cosa ebbe il "suo" fiore e le genti che vivevano in quelle vallate fra le montagne ne godettero e ringraziarono il cielo e la natura.
Ma in mezzo a tutte quelle meraviglie c'era qualcuno che soffriva in silenzio: era la Grande Montagna di Lavaredo, nuda e dirupata, scanalata da lunghi camini verticali nei quali colava- no le gelide stille dei ghiacciai perenni, tagliata orizzontalmente dalle cenge e scarnita dalle acque in orridi strapiombi...
Solo le sue pareti altissime, spesso lisce e diritte come pale, riflettevano la luce del sole che alla sera le accarezzava con gli ultimi raggi infuocati. La Grande Montagna allora sembrava diventare trasparente come cristallo, diafana come un lembo di nuvola...
Ma quella straordinaria carezza del sole non poteva renderla felice. Essa ammirava dall'alto i sottostanti pianori verdi, rigogliosi e fioriti, le fìtte abetaie, i [aghetti verdazzuri... Ognuna di queste "cose" possedeva un "fiore"! Perfino la neve ne aveva uno: un timido fiorellino bianco, a forma di campanellino chiamato Bucaneve, che all'inizio della primavera forava quella bianca coltre per emergere diritto e luminoso.
La Grande Montagna cominciò a lamentarsi: "A cosa serve essere cosi alta e imponente se la natura non mi vuole donare neanche un piccolo fiore? Le mie rocce sono aspre, nude, scarnite e tristi... Se la Terra non si vuole ricordare di me, io mi rivolgerò al Cielo!".
E nella notte profonda essa tentò di raggiungere la cupola del cielo per prendere almeno una stella che adornasse le sue rocce così cupe.
Invano!
Le stelle brillavano misteriosamente nel cielo turchino, troppo lontano e la Montagna si sentiva sempre più triste e si lamentava con la voce del vento che vorticava attorno alle sue alte cime. Allora le slavine scendevano a valle, i macigni ruzzolavano dalle sue pareti scabre e tenebrose rimbalzando con cupo rumore di roccia in roccia, la tempesta scendeva in lunghi rivoli d'acqua in un diluvio di lacrime.
La udì finalmente il vento del Nord, che riportò i suoi lamenti alla più bella delle Fate: Samblàna, che viveva da tempo lontanissimo fra gli spalti delle Dolomiti.
La Fata comprese l'angoscia della Grande Montagna e una notte si levò nell'alto del cielo per cogliere una stellina lucente.
Presala delicatamente fra le sue dita, ella si diresse verso la più alta vetta delle Tre Cime di Lavaredo e la depose fra le rocce. Poi la toccò e la trasformò in un meraviglioso fiore stellato, dai petali vellutati, bianco come la neve e la chiamò 'stella alpina'.
Così la Grande Montagna ebbe anch'essa il suo magnifico fiore!
In seguito le 'stelle alpine' si moltiplicarono; nacquero sulle Crode, sugli spalti rocciosi, sui picchi inviolati...
E diventarono i fiori più pregiati delle Dolomiti.

Da "Dolomiti: storie e leggende" di G. Monfo
sco


8 commenti:

Emanuele Secco ha detto...

La stella alpina: l'unico fiore che quando lo guardo mi lascia sempre senza fiato.
Sarà colpa anche delle mie origini friulane ^^
Mandi,

E.

Fabipasticcio ha detto...

BENRITROVATA! Un abbraccio grandissimo e torno a rileggermi con calma questa bellissima fiaba
Baci Baci

Rosetta ha detto...

Emanuele, il fiore è speciale e ricco di storie anche recenti e senz'altro le tue origini contribuiscono ancora di più a fartela amare più di ogni altro fiore.
Mandi

Rosetta ha detto...

Fabi, mi sembra un sogno poter riscrivere sul mio blog.
Bastava che mi dicessero di entrare col browser di google chrome e non mi sarei presa tante arrabbiature.
E' da fine aprile che avevo disagi con le risposte e ultimamente non riuscivo nemmeno a postare nulla.
Ora tutto funziona alla perfezione.
Mandi

Gianni ha detto...

E' un fiore bellissimo....in agosto ho avuto la fortuna di vederne un paio sulle 3 cime di lavaredo....guardate e non toccate, chiaro! Un bacio e bentornata

Rosetta ha detto...

Ciao Gianni, io le ho nel vaso sulla finestra, ma sono quelle acquistate nel vivaio.
A fine stagione trapianto nell'orto e a volte ho la fortuna di vederle rifiorire.
Grazie per il bentornata.
Mandi

Meris ha detto...

E' un fiore bellissimo e sembra delicato ma in realtà non lo è. Bellissimo il racconto.
Mandi

Unknown ha detto...

Bentornata!
E grazie per avermi riportato per un attimo in Friuli, fra le stelle alpine, al suono del loro 'inno'...è possibile avere così tanta nostalgia?
Carinissima anche la leggenda che non conoscevo.