TOÇ in BRAIDE*** ONT burro cotto solidificato
*** MORCHIA residui di burro brunito solidificato
Il toç in braide è un piatto con ingredienti semplici ma come detto molto calorici. Intanto ci vuole l’”ont” che vi descrivo e poi ci vuole il brodo di polenta che in sostanza è quel brodino che si crea nel paiolo appena messa la farina e non ancora mescolata.
ONT (come lo faceva mia suocera e dosi sue)
1 kg di burro di malga
1 pentola capiente
(c’era chi ci metteva salvia e rosmarino ma Mamma Katina non li ha mai messi)
Tanta paziernza e occhio vigile
Inserire il burro nella pentola
Lasciarlo sciogliere e spumeggiare piano piano (in un angolo del “spolert” stufa a legna)
Lasciarlo diventare color nocciola senza lasciarlo tostare o bruciare.
Toglierlo dal fuoco e lasciarlo intiepidire.
Katina aveva una padella di smalto bianco e in questa travasava piano il burro sciolto(ont), stando attenta a non versare anche la morchia (i residui del burro).
L’ont veniva poi usato come burro normale (era molto saporito per la cottura di tutte le pietanze.
La “morchia” invece, serviva e ancora la usano, per condire la pasta o il riso in bianco.
TOÇ in BRAIDEont
ricotta affumicata
brodo di polenta
Sciogliere l’ont in una larga padella, versare la ricotta affumicata grattugiata e lasciarla sciogliere piano piano, sino a formare una cremina.
Il tempismo è padrone.
Versare la farina di polenta nell’acqua che inizia a bollire, attendere un minuto o due e prelevare col mestolo un po’ del brodo che si è formato con la farina e metterlo momentaneamente in una scodella appoggiata in un angolo dello spolert.
Mentre a parte cuoce la polenta, versare nella crema di ricotta piccole quantità di brodo di polenta e portare a cottura insieme alla polenta stessa.
Più semplice a dirsi che a farsi.
La foto purtroppo non è mia, rimango a lungo lontana dal blog per motivi di collegamento e poi non trovo più quello che cerco. Il proprietario della foto se mi avvisa, mi fa un favore, provvederò a inserire il suo nome.Questa è una bomba calorica ma se vi capita di poterla gustare sul luogo “del peccato” in Carnia, provatela è fantastica.
Quello che faceva mia suocera non me lo ricordavo più, c’è voluto un Orso nelle vicinanze del paese per poterla mangiare di nuovo.
Alcuni anni fa, la nostra amica Olimpia ha pensato bene di riunire noi amiche in un suo stavolo fuori dal paese per una cena fra di noi (7 amiche).
L’orso c’era davvero, lo avevano avvistato in diversi posti ma noi golosastre, pur di stare insieme siamo andate allo stavolo munite di pile più o meno potenti
Lo stavolo è una casetta per gli attrezzi di campagna, in genere c’è un camino, un tavolo con i sedili in legno, una cucina a gas (bombola) lavandino.
Niente luce, solo quella del fuoco nel camino, sul gas e delle candele. Io ero vicino alla finestra e ogni tanto mi giravo per vedere se vedevo qualche cosa al buio … e sì, tanti occhietti gialli che spiavano più o meno da lontano.
Bene abbiamo cenato bene con un goccetto di quello buono e poi si trattava di tornare a casa.
Vuoi la polenta, vuoi il toç di braide, vuoi un pezzetto di formaggio salato con insalata e macedonia (non ci siamo fatte mancare nulla), ci eravamo appesantite non poco.
Dalla casetta fai la salita per arrivare sulla strada che da Sauris porta al paese … fiatone … e poi cammina un po’ velocemente perché pensi all’orso … e poi tutti quegli occhietti che ti guardano dal folto del bosco …
Ahioòòò sono arrivata alle porte del paese con gli occhi fuori dalle orbite.
Da allora, ogni volta che ci troviamo (non più allo stavolo), rammentiamo la nostra avventura e ci pieghiamo in due dal ridere