“Mandi, è il saluto friulano che equivale a ciao. Il significato si perde nella notte dei tempi e vorrebbe dire “nelle mani di Dio” ;ma forse è di origine precristiana, con la frase “nelle mani degli dei”. Nella lingua latina mandi vorrebbe dire: “La mano di Dio ti protegga” (“Manus Dei”) o, anche “Conservati a lungo!” (“Mane diu”) ed ancora dal latino “mane-diu” Vai nelle mani di Dio.” “che tu rimanga a lungo (su questa terra) ”. Mandi a dûc
Foto di Stefano Spangaro - Cral Voltois
sabato 12 novembre 2011
Polpette verdi
Gnocchi verdi
Quadro d'autore ooo ....
Pennette rigate al sedano
Risotto topinambur e peperoni
Per Marco
venerdì 11 novembre 2011
Zucca arrosto
Baccalà in rosso
Sedano rapa
Verzata magra
mercoledì 9 novembre 2011
Raclette
Con il formaggio “Raclette”, si prepara la famosa Raclette, tipico piatto nazionale svizzero, che si prepara prevalentemente in compagnia.
Da noi in montagna la raclette è pressochè sconosciuta, perciò per un incontro fra amici, si usa una raclettiera elettrica formata da un piccolo vano che contiene da 2 a 8 padellini e da una griglia posta sopra, sulla quale ogni commensale si riscalda piccoli pezzi di carpaccio di carne o spiedini o verdure tagliate a pezzetti o, più semplicemente, per tenere in caldo le patate.
I formaggi sono solo nostrani, poichè lassù non ci sono formaggi svizzeri. Vi assicuro però che i formaggi friulani non hanno nulla da invidiare a quelli di altre nazionalità.
Come accompagnamento le patate lesse (cotte a parte), ogni commensale metterà nel suo tegamino una o più fette (o dadini) di formaggio e lo lascerà fondere per poi versarlo sulle patate.
Gli accompagnamenti sono infiniti e svariati, Angela prepara sempre la carne di pollo a piccoli bocconcini, conditi con olio sale e pepe. Io preparo le classiche olive, ma come accompagnamento al formaggio e patate si possono aggiungere wusterl, spiedini, verdure che si grigliano direttamente sul fornelletto e poi gli affettati e i sottaceti sono un optional per la raclette classica.
Attenti, quando ci si trova con gli amici ... si mangia con gusto e più del solito eee ... per smaltire ci vuole una bella camminata.
Formaggi misti, gruviera, fontina, montasio
martedì 8 novembre 2011
29 settembre 2011 - tramonto
domenica 6 novembre 2011
Anna e gli scarpetti friulani
Era il momento dell'imbastitura: affinché la stoffa rimanesse unita, appoggiavo lo stampo, puntandolo con degli spilli, sul pacchetto di stoffa.
Con il “tajo scarpets”, una specie di coltello affilatissimo, con singolare abilità tagliavo la stoffa lungo il profilo.
La suola era pronta per essere cucita a punti fittissimi; operazione faticosa che richiedeva dita forti e mani sicure, per far passare lo spago, impastato ripetutamente nella cera d'api, da un lato all'altro della suola.
Procedevo, poi, con la tomaia: la parte esterna, che tradizionalmente era di velluto nero, era foderata da tessuti resistenti, ripassati nelle cuciture e con l'orlo profilato da una fettuccia di lana nera o rossa.
... le donne di Paularo, nella valle del Chiarsò, abbellivano la tomaia con fiori ricamati, un mughetto, una viola, ma io, della Valle del But, li facevo così...semplici, senza motivi floreali, come nella tradizione carnica.
I scarpets per tutti i giorni non erano di velluto, troppo costoso, ma di panno o tessuti grezzi e la pianta veniva rinforzata con un triangolo di colore diverso, “il puntal”, poi cucito a punto crocetta con lana colorata.
Poi univo la tomaia alla suola, aggiungendo una cordella robusta, cucivo con un ago dalla punta triangolare e tagliente con uno spago di canapa, praticando nella suola con il sobillo, una specie di punteruolo, alcuni fori, per far scorrere meglio l'ago e lo spago.
I scarpets erano pronti.
Se erano per i bambini aggiungevo una fettuccia di velluto, cucita ad un'estremità e abbottonata all'altra, così gli scarpets restavano ben saldi al piede.
Durante le guerre i scarpets erano merce di scambio per procurarsi il cibo.