Foto di Stefano Spangaro - Cral Voltois

Foto di Stefano Spangaro - Cral Voltois
Vita genuina di montagna ... Voltois UD

sabato 2 giugno 2012

La mia azalea in montagna

Lo so, vi sto inondando con le foto della mia azalea e ora vi racconto la sua storia.
Tre anni fa avevamo due piantine acquistate in occasione della raccolta di fondi. Le abbiamo portate in montagna e ho pensato di metterle in un unico vaso grande.
Sono due qualità, quella rossa sono sicura che è un'azalea ed era la più piccola, mentre quella rosa credo che fosse un rododendro ed era già grandina.
Già tre anni fa, abbiamo lasciato il vaso nell'angolo che vedete e tutto è sempre andato bene; quest'anno però, avevamo seri dubbi, perchè il gelo si è fatto sentire e per lungo tempo. 
Grazie al cielo in quell'angolo non ha preso correnti, perchè abbiamo messo come riparo una plastica rigida contro la rete e così è rimasta ben riparata.
Tutti gli anni ha fatto fiori, ma quest'anno ha superato se stessa, qui la vedete nelle varie fasi della fioritura.
Posso essere orgogliosa vero ? 
















Anche se ha nevicato a metà maggio, la pianta non ha sofferto per nulla


E sì che di neve ne è venuta parecchia




Fiori di montagna

In questi giorni di tristezza mi è passata la voglia di cucinare e perciò ne approfitto per postare le foto dei fiori che ho ripreso in montagna.
Ne ho ancora, mi dispiace ma vi invado lo schermo di fiori, martedì tornerò fra i miei monti, la connessione sarà quello che sara, con la chiavetta malefica, e spero di riuscire a farmi sentire di tanto in tanto.


Gigli di montagna
Mi piace quando gli amici mi danno una mano ad essere corretta, il mio amico Marco di Udine mi ha scritto dicendo che questi non sono Gigli di montagna bensì AQUILEGIA

Fiore di tarassaco


Margherita e gigli di montagna


Aquilegia


Aquilegia


Aquilegia


Cardoncelli


Botton d'oro
Marco di Udine dice che sono ranuncoli e non Botton d'Oro



Sono stata corretta da un'amica bloggher:

 Cristina B. ha detto...
Il fiore sconosciuto è Salvia pratensis
http://www.fungoceva.it/erbe_ceb/salvia_pratensis.htm
;-)   
Grazie Cristina

mercoledì 30 maggio 2012

Lettera al Sig. Terremoto

 Dopo la tempesta torna sempre un raggio di sole.

Questo è il mio piccolo contributo, per far conoscere le genti dell'Emilia-Romagna attraverso una lettera aperta scritta da un amico su Facebook.
Leggetela, rispecchia esattamente il carattere socievole, altruista, lavoratore e affidabile delle genti colpite da questo orrendo terremoto.


"Gentile Sig. Terremoto, c'è una cosa che non hai capito della mia terra, ora te la racconto:
Per chiamarci non basta una parola sola : Emilia Romagna, Emiliano Romagnoli, ce ne vogliono almeno due; 
e anche un trattino per unirle, e poi non bastano neanche quelle.
Perché siamo tante cose, tutte insieme e tutte diverse, un inverno continentale, 
con un freddo che ti ghiaccia il respiro, e una estate... tropicale che ti scioglie la testa, 
e a volte tutto insieme come diceva Pierpaolo Pasolini, capaci di avere un inverno con il sole e la neve, 
pianure che si perdono piatte all’orizzonte, e montagne fra le più alte d’italia, 
la terra e l’acqua che si fondono alle foci dei fiumi in un paesaggio che sembra di essere alla fine del mondo.
Città d’arte e distretti industriali, le spiagge delle riviere che pulsano sia di giorno che di notte, 
e spesso soltanto una strada o una ferrovia a separare tutto questo;
e noi le viviamo tutte queste cose, nello stesso momento, perché siamo gente che lavora a Bologna, 
dorme a Modena, e va a ballare a Rimini come diceva Pier Vittorio Tondelli, 
e tutto ci sembra comunque la stessa città che si chiama Emilia Romagna.
Siamo tante cose, tutte diverse e tutte insieme, per esempio siamo una regione nel cuore dell’Italia, 
quasi al centro dell’Italia, eppure siamo una regione di frontiera, 
siamo anche noi un trattino, una cerniera fra il nord e il sud, e se dal nord al sud vuoi andare e viceversa 
devi passare per forza da qui, dall’Emilia Romagna, 
e come tutti i posti di frontiera, qualcosa da, qualcosa prende a chi passa, 
e soprattutto a chi resta, 
ad esempio a chi è venuto qui per studiare a lavorare oppure a divertirsi e poi ha decido di rimanerci tutta la vita… 
in questa terra che non è soltanto un luogo, un posto fisico dove stare, ma è soprattutto un modo di fare e vedere le cose.
Perché ad esempio qui la terra prende forma e diventa vasi e piastrelle di ceramica, 
la campagna diventa prodotto, e anche la notte e il mare diventano divertimento, diventano industria, 
qui si va, veloci come le strade che attraversano la regione, così dritte che sembrano tirate con il righello.
E si fa per avere certo, anche per essere, ma si fa soprattutto per stare, per stare meglio, 
gli asili, le biblioteche, gli ospedali, le macchine e le moto più belle del mondo.
In nessun altro posto al mondo la gente parla così tanto a tavola di quello che mangia, 
lo racconta, ci litiga, l’aceto balsamico, il ripieno dei torellini, la cottura dei gnocchini fritti e della piadina 
e mica solo questo, sono più di 4000 le ricette depositate in emilia romagna; 
ecco la gente lo studia quello che mangia, perché ogni cosa, anche la più terrena, 
anche il cibo, anche il maiale diventa filosofia, ma non resta lassù per aria, poi la si mangia. 
se in tutti i posti del mondo i cervelli si incontrano e dialogano nei salotti, da noi invece lo si fa in cucina, 
perché siamo gente che parla, che discute, che litiga, gente che a stare zitta proprio non ci sa stare, 
allora ci mettiamo insieme per farci sentire, fondiamo associazioni, comitati, cooperative, consorzi, movimenti, 
per fare le cose insieme, spesso come un motore che batte a quattro tempi, con una testa che sogna cose fantastiche, però con le mani che davvero ci arrivano a fare quelle cose li, e quello che resta da fare va bene, diventa un altro sogno.
A Volte ci riusciamo a volte no, perché tante cose spesso vogliono dire tante contraddizioni. 
Che spesso non si fondono per niente, al contrario non ci stanno proprio, però convivono sempre.
Tante cose tutte diverse, tutte insieme, perché questa è una regione che per raccontarla un nome solo non basta.
Ora ti ho raccontato quello che siamo, non credere di farmi o farci paura con due giri di mazurca 
facendo ballare la nostra terra,
io questa terra l’amo e come mi ha detto una persona di Mirandola poche ore fa… questa è la mia casa e io non l’abbandonerò mai. [Marco Barbieri - San Giovanni in Persiceto]"

Le foto sono mie, scattate aa Ampezzo (UD)  maggio 2012

martedì 29 maggio 2012

Torta rovesciata Albicocche e Mele

Pronto ! ciao mammina ...
ahaia, per chiamarmi mammina gatta ci cova ^___^
Sai questa sera noi andiamo a cena da un amico ... non mi prepareresti una torta ? 
Ok, guardo quello che ho e cerco di preparare almeno un muffin a testa ! ^___ ^.
Sono di passaggio a MI e quindi non ho scorte, tengo giusto il necessario, per non portare avanti e indietro borse termiche.
Devo dire che sono soddisfatta, mai pensavo che mi sarebbe venuta così bene.
Intanto fra me e lo zucchero caramellato non corre un buon rapporto, perciò ho deciso di buttarmi a capofitto e di provare in un modo indolore.
Ora aspetto che tornino per sentire i commenti.
*** Matteo ha detto che è troppo dolce, perciò regolatevi con lo zucchero.


TORTA ROVESCIATA 
ALBICOCCHE e MELE
Tortiera in ceramica Ø 32/34

Per la torta:
Albicocche sciroppate (era 1 vaso con 6 mezze albicocche)
1 mela rossa
100 g di burro riscaldato
100 g farina di grano saraceno
150 g farina lievita (quella pronta per dolci)
1/2 cucchiaino di bicarbonato
180 g di sciroppo di albicocche
2 uova
1 cucchiaino raso di vaniglia Burbon
80 g di zucchero
1 pizzico di sale

Per il caramello:
20 g di burro
80 g di zucchero di canna

Accendere il fuoco a 180° (ho il forno che gira a modo suo quindi regolatevi con il vostro).
Ritagliare la carta forno e foderare la teglia.
Preparare il burro fuso, lasciarlo intiepidire e versarlo sulla carta da forno nella tortiere, spennellatelo in tutta la base di carta e spolverate uniformemente con lo zucchero di canna.
Distribuire le mezze albicocche con il buco del nocciolo rivolto verso il basso. Riempire gli spazi vuoti con la mela ben lavata e detorsolata.
Ho usato le fruste elettriche anzichè l'impastatrice, perciò in una ciotola alta ho versato le farine, il bicarbonato, il burro sciolto, lo sciroppo di albicocche, le uova, la vaniglia, lo zucchero, il sale.
Quando l'impasto  inizia a fare le bollicine,  versare questo impasto sopra alla frutta, piano piano in modo che entri bene negli spazi vuoti.
Infornare e cuocere per 1 ora.
Sformare la torta capovolgendola in un piatto di misura e togliere subito la carta.

Come si presenta la torta appena cotta ... quando è capovolta, questa superficie va sotto.

lunedì 28 maggio 2012

Pizza al salmone

A casa nostra la pizza non va molto, la mangiamo volentieri però non ci fa impazzire, comunque ogni tanto la faccio secondo come butta il frigorifero.
A Pasqua mi erano avanzate 2 buste piccole di salmone et voilà, la pizza è servita con grande soddisfazione degli Orsi miei.

PIZZA al SALMONE
per 4 porzioni

1/2 kg di pasta di pane già pronta
2 bustine di salmone
2 zucchine tonde tagliate a spicchi
4 o 5 asparagi lessati
1 treccia di mozzarella
olio

Lavare,  tagliare a spicchi le zucchine e rosolarle in una padella senza sovrapporle troppo.
Stendere la pasta di pane su una teglia da forno coperta da carta forno.
Pennellare bene con l'olio e appoggiare sopra il salmone.
Guarnire la pizza con gli spicchi di zucchine e gli asparagi.
Versare un filo di olio qua e la e infornare a forno preriscaldato 200° per 20 minuti circa.
Togliere la teglia, guarnire qua e la con la mozzarella tagliata a pezzetti e infornare di nuovo finchè la mozzarella si è sciolta completamente.
Bon apetit


Cavolo cappuccio rosso con ciccioli di pancetta aff.

In montagna troviamo spesso il cavolo cappuccio rosso, è una bontà sia lessato e ripassato in padella, che crudo in insalata e perciò è sovente sulla nostra tavola come contorno.
Se lo trovate, provatelo anche così.


CAVOLO CAPPUCCIO ROSSO 
con CICCIOLI di PANCETTA AFFUMICATA
per 4 porzioni

1 cavolo cappuccio rosso
1 confezione di cubetti pronti di pancetta affumicata
poco olio
1 spicchio di aglio
1 bicchierino da liquore di aceto
sale e pepe

In un tegamino mettere a rosolare con poco olio i cubetti di pancetta con l'aglio e schiacciarli di tanto in tanto con i rebbi della forchetta, in modo che trasudino tutto il loro grasso.
Intanto togliere le prime foglie del cavolo e tenerle a parte.
Grattare con la mandolina il cavolo, regolandovi con la quantità. (noi abbondiamo sempre con questa verdura e perciò per 4 lo gratto sempre tutto.
Salare, pepare e tenere un attimo a parte.
Appena i cubetti della pancetta sono ben abbrustoliti, versare l'aceto in un bicchiere e aggiungere un bicchierino di acqua.
Questa miscela di acqua e aceto, va versata nel tegame con la pancetta che ancora sfrigola a fuoco acceso.
Spegnere il fuoco e versare tutto sopra al cavolo, mescolare e servire ben caldo come contorno.
*** Quando versate l'aceto nel tegame della pancetta, munitevi di un coperchio, perchè schizza olio in ogni dove e rischiate di scottarvi.

L'insalata di cavolo rosso può benissimo essere condita soltanto con olio, aceto, sale e pepe.

Cubetti di pancetta affumicata già pronti, se avete il pezzo di pancetta, potete tagliare voi i cubetti della grandezza che preferite.


Palla di cavolo cappuccio rosso


Cavolo cappuccio rosso e mandolina


La mandolina per affettare il cavolo cappuccio rosso, si vede meglio


Le prime foglie del cavolo cappuccio scartate, "non sono da buttare", lavatele e insieme al torsolo, agli avanzi e ad un paio di patate, vi viene un buon minestrone, se poi lo passate col minipimer, vi viene una vellutata speciale.