FILASTROCCA DI PRIMAVERA
Gianni Rodari
“Mandi, è il saluto friulano che equivale a ciao. Il significato si perde nella notte dei tempi e vorrebbe dire “nelle mani di Dio” ;ma forse è di origine precristiana, con la frase “nelle mani degli dei”. Nella lingua latina mandi vorrebbe dire: “La mano di Dio ti protegga” (“Manus Dei”) o, anche “Conservati a lungo!” (“Mane diu”) ed ancora dal latino “mane-diu” Vai nelle mani di Dio.” “che tu rimanga a lungo (su questa terra) ”. Mandi a dûc
RADIĈ DI MONT alla MONTANARA
radìĉ di mont
guanciale
sale & pepe q.b.
aceto q.b.
Molto semplice, più difficile a spiegarlo.
Mettere in una capiente terrina il radìĉ (pulito e ben lavato), salare e pepare.
Tenere pronto un bicchiere da vino, con due dita di aceto e due di acqua e un coperchio.
In un tegamino con un po’ d’olio, rosolare piano il guanciale tagliato a dadini, ogni tanto schiacciarlo per farne uscire bene il grasso.
Quando il guanciale è ben rosolato e croccante, versare nel tegamino il bicchiere con l’aceto coprendo immediatamente, per evitare schizzi pericolosi.
Spegnere il fuoco e versare questo sughetto direttamente sul radìcchio.
Mescolare e servire ben caldo.
FRITTATA DI RADĺĈ DI MONT
Per 4 persone
4 uova
1 manciata di radìĉ o tarassaco sbollentato
burro q.b.
sale e pepe q.b.
Dopo aver sbollentato il radìĉ, strizzarlo bene e metterlo nella padella, nella quale è stato sciolto il burro con l’aglio.
Lasciar sfrigolare quest’ultimo e quando inizia a imbiondire, toglierlo.
Aggiungere le erbe, salarle peparle e lasciarle insaporire.
In un piatto fondo sbattere leggermente le uova, unirle nella padella e mischiarle alle erbe delicatamente.
Salare di nuovo se occorre, lasciare che le uova si rapprendano un poco, continuando a mescolare e servire ben caldo.
*** il quantitativo di tarassaco è soggettivo, c’è chi ne preferisce poco e chi invece tanto, perciò la scelta è libera.
*** c’è chi mette un uovo a testa e chi due, quindi consiglio un uovo per chi prepara anche un primo, 2 uova per chi mangia un solo secondo.
*** dal momento che il tarassaxo è molto piccolo, si lasciano i piccoli cespi interi, ciò non toglie che chi lo preferisce tritato, lo può fare benissimo.
Premessa
Non ho modificato nulla della ricetta di Paola, però la prossima volta diminuisco la quantità di formaggio pecorino che per noi (non abituati al sapore forte) risulta un poco robusto e pungente.TORTA AL FORMAGGIO
paola.lazzari_4000_alice.it.aspx?pdp=122
5 uova
500-600 g. di farina (di cui 200 g. manitoba ed il restante tipo “0”)
100 ml. di acqua
25-30 g. di lievito di birra
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale (assaggiare)
1 cucchiaino di pepe
5 cucchiai di olio evo (umbro)
50 g. di strutto (no sostituti)
250 g. di formaggio grattugiato misto (SOLAMENTE Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano in proporzione variabile secondo i propri gusti. Metà e metà forse è il giusto mezzo. Se piace più saporita aumentare la quantità di pecorino. Per questo il sale va dosato in base al tipo di formaggi)
Sciogliere il lievito con lo zucchero nell'acqua tiepida e lasciare fermentare nel bicchiere, meglio se di plastica, per 5-6 minuti. Unire il lievito sciolto a poca farina formare un piccolo pastello e lasciare fermentare, coperto di farina, 40-50 minuti.
Nel frattempo sbattere le uova, unire il sale, il pepe, i formaggi grattugiati ed infine l'olio: lasciar amalgamare i sapori... Quando il pastello sarà tutto screpolato unire mano a mano l'impasto di uova e formaggio ed impastare con la farina. Impastare bene e alla fine unire lo strutto morbido. Impastare bene e a lungo. L'impasto è morbido; non superare i 600 g. di farina. Lasciar riposare l'impasto a temperatura ambiente per 45 minuti coperto, quindi metterlo nella teglia alta, stretta e svasata, ben unta, e far lievitare in luogo caldo fino al bordo della teglia.
Introdurre la teglia nel forno appena acceso: in questo modo la torta non fa subito la crosta e sviluppa di più.
Cuocere a 200°C con vapore nei primi 20 minuti. Cottura un'ora circa. Dopo 45 minuti controllare con lo stecco. Deve essere comunque ben asciutta. Va mangiata dopo 3 o 4 giorni.Sono quasi trenta anni che la preparo e vi garantisco che è facile e buonissima. Fatela perchè vi darà molta soddisfazione ed è MOLTO più buona di quelle in commercio o dei vari forni.
Adesso due cosine per la cottura dove forse sono stata poco chiara. Accendere il forno posizionare la manopola sulla temperatura consigliata (190°-200°C) e lasciarlo con lo sportello semi aperto in modo che non diventi troppo caldo, ma che le pareti arrivino a temperatura...Dopo qualche minuto inserire la torta e versare sul FONDO del forno stesso circa un bicchiere di acqua. Questa a contatto con il fondo del forno rovente, si trasformerà subito in vapore. Chiudere immediatamente il forno e cuocere per 45min. senza mai aprire lo sportello. Passato il tempo controllare con uno stecco. Di solito occorrono 5 min. in più al massimo. Se l'impasto ha lievitato bene 45-50 min. sono più che sufficienti. Se la torta si è invece sviluppata poco occorrerà un pochino di più.Per il tegame quelli di alluminio pesante lasciano la torta un po' crudina...Anche io li utilizzavo, ma alla fine ho optato per quelle teglie leggere di banda o stagno (?) che a Roma si chiamano "caldaiette" che venivano utilizzate per cuocere la pasta, costano 1 euro e cucinano alla perfezione. Si trovano nei mercatini rionali sui banchi che vendono casalinghi oppure nei negozietti di detersivi e casalinghi. Per chi è di Roma li trova facilmente. La pentola di coccio era il tradizionale "testo" che si usava per la torta al formaggio.....Però si utilizzava anche il forno a legna, quindi non saprei la riuscita in un forno a gas o elettrico...