Naturalmente a Misurina ci sono dei negozietti di souvenir che ti rubano l'anima e anche qualche soldino ^______^.
Mi sono rimaste attaccate tovagliette strofinacci da cucina e presine tirolesi e poi due magliette e pantofole pelose (da casa) per i nipotini.
I passerotti sono talmente abituati al traffico, che se ne stanno tranquilli ... sembra quasi che rimangano in posa per farsi fotografare.
E poi sono bellissime da vedere le case con la legna accatastata sotto le finestre
Però, attenti figlioli, non cercate un buon agriturismo economico i primi di ottobre, perchè sono in ferie.
Solo alla 1,40 abbiamo trovato un piccolo agriturismo con un proprietario gioviale e simpatico, dove abbiamo pranzato bene.
Eccolo :
Non ricordo il suo bellissimo nome, in ogni caso il viso è da gigante buono e molto simpatico.
A distanza di tempo, l'amico bloggher Otto, mi ha fatto sapere che il Gigante Buono si chiama
OTTORINO
AGRITURISMO TRE CIME di LAVAREDO
di De Martin Nicoletta
Via Ligonto, 19 - AURONZO di CADORE (BL)
tel. 389 4322676
e per le foto dei cibi, abbiate pazienza ma dopo una bellissima passeggiata pensavamo più a cibarci che a fotografare.
Strudel di mele
Polenta e spezzatino di cervo
Piccolo assaggio di funghi in padella e zucchine gialle coltivate dallo stesso patron
Verza stufata
Insalata di verza e crauto rosso
Frittatona con finferli-funghi
Stube costruita dallo stesso Patron negli anni 70
La leggenda sul lago di Misurina.
Questo specchio d’acqua naturale, incastonato tra le Tre Cime di Lavaredo, i Cadini, le Marmarole e dal Sorapis, è tanto affascinante quanto la leggenda raccontata dai vecchi del luogo che ne racconta la sua origine.
La leggenda dice che un tempo, a capo della zona vi fosse un potente e forte Re chiamato Sorapis.
Il sovrano rimasto vedovo, aveva una figlia di nome Misurina, per la quale nutriva un affetto smisurato.
Misurina era una ragazzina viziata e capricciosa, sempre scontenta e sempre alla richiesta di qualcosa di nuovo. Nonostante questo Sorapis, che adorava la figlia, non esitava mai ad accontentarla e ad assecondare i suoi atteggiamenti, i quali le venivano puntualmente perdonati perché attribuiti alla mancanza della mamma.
Misurina venne a conoscenza dell’esistenza di una fata che viveva sulla cima del Monte Cristallo, la quale possedeva uno specchio magico che permetteva di leggere i pensieri delle persone. Naturalmente la bambina non esitò un istante a chiedere e a supplicare il padre perché l’accompagnasse sulle pendici del monte.
E così Re Sorapis condusse la sua bambina al cospetto della fata con l’obiettivo di farsi consegnare ad ogni costo lo specchio incantato.
La fata fece di tutto per dissuadere il Re e Misurina dall’avere lo specchio, ma alla fine, di fronte alle lacrime di Re Sorapis, non potè fare altro che acconsentire e cedere il suo prezioso oggetto alla bambina. Anche gli specchi magici però hanno un prezzo, ed in questo caso era molto alto.
Sul monte Cristallo, la fata possedeva un bellissimo giardino pieno di fiori di ogni tipo, questi però appassivano sempre precocemente per l’eccesso di sole, così, come compenso per lo specchio magico, questa richiese che Re Sorapis si trasformasse in una montagna che avrebbe avuto lo scopo di tenere all’ombra il giardino fiorito.
Misurina era talmente felice di tenere tra le mani il suo nuovo gioco che non si preoccupò minimamente all’idea di non rivedere mai più suo padre che in quello stesso momento si stava trasformando in un’enorme montagna con alberi al posto dei capelli e crepacci al posto delle rughe. Accecata dall’avidità, la bambina non si accorse di essere a centinaia di metri dal suolo e guardando verso il basso perse i sensi e cadde nel vuoto sotto lo sguardo inerme di Re Sorapis che non si era ancora trasformato del tutto.
Dopo la morte della figlia per il dolore e la disperazione il Re scoppiò in un pianto disperato, le cui lacrime formarono due grandi ruscelli che scorrendo verso valle andarono a modellare quello che oggi noi conosciamo come il lago di Misurina.
Per quanto riguarda lo specchio, questo si infranse tra le rocce ed i suoi mille frammenti finirono nel lago, alle cui sponde diedero i riflessi multicolore che ancora oggi tingono i pensieri e la fantasia di coloro che ammirano le sue acque cristalline.