Bene ora sapete che non ho fatto il bollito tradizionale per Natale, in alternativa ho fatto quello d'anatra con poco ripieno (espressamente richiesto dal genero Andrea).
Brodo ottimo, il ripieno l'ho servito caldo a rondelle, come antipasto e la carne d'anatra non ha certo gironzolato a lungo.
BOLLITO di ANATRA RIPIENA di Andrea
Per il ripieno:
1 anatra di media grandezza disossata
2 luganeghe (salsicce friulane) che confeziona il macellaio di montagna
2 hg di manzo macinato magro
1 uovo
fiocchi di patate per pure' se serve
la mollica di 1 panino ammollata in poco latte e poi strizzata
prezzemolo tritato
1 cipolletta piccola tritata
1 piccolo trito di lardo (50 g circa) salvia e rosmarino
sale fine e pepe q.b.
In una terrina sbriciolare la salsiccia, aggiungere la carne macinata, l'uovo, la mollica di pane, il prezzemolo, la cipolla, il trito di lardo e cominciare ad amalgamare gli ingredienti.
Se il composto risulta molle, unire dei fiocchi di patate per pure', ricordandosi che questi, in cottura si gonfiano .
Appoggiare l'anatra disossata in un canovaccio fine, dopo averla battuta leggermente con il batticarne per uniformarla un poco e massaggiarla con poco sale e pepe.
Con il ripieno formare un salamotto leggermente piatto e arrotolare bene la carne.
Legarla e arrotolarla nel canovaccio legandone le estremita'.
Per il brodo:
1 gambo di sedano
1 carota grande
1 zucchina
1 cipolla grande
5 bacche di ginepro leggermente schiacciate
3 grani di pepe interi
sale grosso q.b.
Inserire l'anatra in una pentola capiente e coprirla abbondantemente con acqua fredda.
Aggiungere tutti gli ingredienti per brodo e portare a bollore.
Salare, lasciar cuocere a fuoco basso, chiudere con il coperchio e proseguire la cottura per 1 ora circa.
Spegnere e lasciare raffreddare tutto nel suo brodo.
Da preparare il giorno prima.
Scaldare il tutto all'occorrenza, slegare il canovaccio, togliere lo spago con il quale e' stata legata l'anatra ed estrarre delicatamente il ripieno che va tagliato e servito caldo.
Rimuovere la pelle e conservare la carne d'anatra in frigorifero.
***a dopo il seguito .....
“Mandi, è il saluto friulano che equivale a ciao. Il significato si perde nella notte dei tempi e vorrebbe dire “nelle mani di Dio” ;ma forse è di origine precristiana, con la frase “nelle mani degli dei”. Nella lingua latina mandi vorrebbe dire: “La mano di Dio ti protegga” (“Manus Dei”) o, anche “Conservati a lungo!” (“Mane diu”) ed ancora dal latino “mane-diu” Vai nelle mani di Dio.” “che tu rimanga a lungo (su questa terra) ”. Mandi a dûc
Foto di Stefano Spangaro - Cral Voltois
giovedì 21 gennaio 2010
mercoledì 20 gennaio 2010
Coniglio di nonna Losetta
A Natale ho rivoluzionato il menu' che avevo pensato, in base ai desideri dei miei ragazzi ... al posto del solito bollito e del solito arrosto hanno espresso altri desideri e nonna Losetta e' sempre pronta ad esaudirli.
Quindi niente bollito misto, solo un buon brodo d'anatra nel quale ho cotto i ravioli preparati da me e nel brodo in eccedenza ho cotto le mie tagliatelle a Santo Stefano.
Niente arrosto, hanno preferito il coniglio e nonna Losetta l'ha fatto veramente buono e insolito.
CONIGLIO di NONNA LOSETTA
1 coniglio ruspante di montagna disossato
2 hg di mortadella
1 filetto di maiale
10 spicchi di aglio
4 scalogni
1 pezzetto di sedano
1 piccola carota
olio
burro ammorbidito
sale
10 bacche di ginepro
2 bicchieri di friulano (ex tocai) (La legge ci ha imposto di cambiare nome)
Ho preso un bel coniglio dal macellaio del paese e me lo sono fatto disossare direttamente da lui.
Ho battuto leggermente la carne per spianarla il piu' possibile e appoggiato sopra le fette di mortadella e sopra ancora il filetto di maiale.
Arrotolare ben stretto e legarlo con lo spago da cucina.
Massaggiare la carne con del burro ammorbidito e leggermente salato.
In un tegame dai bordi alti e che lo contenga bene, rosolare un po' di olio con un po' di burro
(di solito sono sempre abbondante perche' il puccino finale me lo spazzolano ben volentieri), aggiungere il rotolo di coniglio e rosolarlo da tutte le parti.
Unire all'arrosto l'aglio e gli scalogni interi, con le bacche di ginepro leggermente schiacciate.
Versare sopra il vino, incoperchiare e dal bollore cuocere piano per 45 minuti circa.
Togliere il coniglio cotto, avvolgerlo in carta stagnola e conservarlo al fresco sino al giorno dopo.
(l'ho preparato alla vigilia, prima di andare a messa).
Il mattino successivo, ho scaldato il sughetto, ho tolto le bacche di ginepro, il sedano, la carota e ho frullato l'aglio e gli scalogni col sugo.
Riportare il sugo sul fuoco, aggiungere ancora un pezzetto di burro e un mestolo di brodo (ho usato quello d'anatra), lasciare restringere un poco e spegnere.
Riprendere l'arrosto di coniglio, tagliarlo a fette e scaldarlo insieme al sugo, poco prima di servire.
*** Successone, la mortadella ha conferito all'arrosto un sapore straordinario ... o era l'amore che nonna Losetta ha usato come ingrediente per cucinare ?
*** era il giorno di Natale, saltellando a destra e a manca per mettere tutti a tavola non ho avuto tempo di fare la foto ... concedetemi la fiducia e provate.
Quindi niente bollito misto, solo un buon brodo d'anatra nel quale ho cotto i ravioli preparati da me e nel brodo in eccedenza ho cotto le mie tagliatelle a Santo Stefano.
Niente arrosto, hanno preferito il coniglio e nonna Losetta l'ha fatto veramente buono e insolito.
CONIGLIO di NONNA LOSETTA
1 coniglio ruspante di montagna disossato
2 hg di mortadella
1 filetto di maiale
10 spicchi di aglio
4 scalogni
1 pezzetto di sedano
1 piccola carota
olio
burro ammorbidito
sale
10 bacche di ginepro
2 bicchieri di friulano (ex tocai) (La legge ci ha imposto di cambiare nome)
Ho preso un bel coniglio dal macellaio del paese e me lo sono fatto disossare direttamente da lui.
Ho battuto leggermente la carne per spianarla il piu' possibile e appoggiato sopra le fette di mortadella e sopra ancora il filetto di maiale.
Arrotolare ben stretto e legarlo con lo spago da cucina.
Massaggiare la carne con del burro ammorbidito e leggermente salato.
In un tegame dai bordi alti e che lo contenga bene, rosolare un po' di olio con un po' di burro
(di solito sono sempre abbondante perche' il puccino finale me lo spazzolano ben volentieri), aggiungere il rotolo di coniglio e rosolarlo da tutte le parti.
Unire all'arrosto l'aglio e gli scalogni interi, con le bacche di ginepro leggermente schiacciate.
Versare sopra il vino, incoperchiare e dal bollore cuocere piano per 45 minuti circa.
Togliere il coniglio cotto, avvolgerlo in carta stagnola e conservarlo al fresco sino al giorno dopo.
(l'ho preparato alla vigilia, prima di andare a messa).
Il mattino successivo, ho scaldato il sughetto, ho tolto le bacche di ginepro, il sedano, la carota e ho frullato l'aglio e gli scalogni col sugo.
Riportare il sugo sul fuoco, aggiungere ancora un pezzetto di burro e un mestolo di brodo (ho usato quello d'anatra), lasciare restringere un poco e spegnere.
Riprendere l'arrosto di coniglio, tagliarlo a fette e scaldarlo insieme al sugo, poco prima di servire.
*** Successone, la mortadella ha conferito all'arrosto un sapore straordinario ... o era l'amore che nonna Losetta ha usato come ingrediente per cucinare ?
*** era il giorno di Natale, saltellando a destra e a manca per mettere tutti a tavola non ho avuto tempo di fare la foto ... concedetemi la fiducia e provate.
Susci di Martino
Questa ve la devo scrivere, altrimenti col tempo ... ho la foto e la ricetta non la ricordo piu'.
Ora avrete la ricetta e la foto quando torno a MI ... qui a Londra dovrei chiedere lumi ai ragazzi per le impostazioni (la tastiera e i programmi del pc sono in inglese) e alla sera quando tornano dal lavoro, mi piace stare in loro compagnia.
Una piccola premessa, per Martino il nipotino rubacuori, il "susci" e' sinonimo di pesce (il susci e' quello giapponese, per intenderci).
Stranamente e' uno dei rari bimbi che mangiano a quattro palmenti sia il pesce crudo che cotto, ieri mi ha chiesto il susci e gli ho spiegato che nonna Losetta lo sa fare solo cotto e lui mi ha risposto : ok mangio il susci cotto di nonna ...
Ed ecco a voi il susci di Martino.
SUSCI di MARTINO
2 maccarelli grandini
2 spicchi d'aglio
10 foglioline di salvia
1 limone tagliato a fettine.
sale
pomodorini tipo pachino a piacere
olive conciate (quelle con peperoncino, origano e poco aglio)
olio
Il maccarello e' un pesce azzurro presente nel mediterraneo che appartiene alla famiglia degli sgombridi. Lo sgombro o sgompro o maccarello o lacerto (cosi' e' chiamato in Campania), e' un pesce ottimo, saporito e ha pochissime e lunghe spine.
Ricetta
Lavare bene i pesci eviscerati, asciugarli con carta scottex, appoggiarli in una terrina da forno che li contenga, appena unta di olio.
Salare il pancino, metterci dentro l'aglio sbucciato e tagliato a rondelline, 5 foglioline piccole di salvia, due pomodorini tagliati a meta' e una fetta di limone tagliata a meta' per ogni pancino.
Sopra al pesce distribuire le fettine di limone rimaste.
Fra i due maccarelli appoggiare i pomodorini (quantita' desiderata) tagliati a meta'.
Unire le olive conciate, cospargere ancora con un filo di olio e infornare per mezz'ora a 180
gradi (forno gia' caldo).
Il piccolo Martino e nonno Orso hanno mangiato gli spaghetti con il susci ... gli altri lo hanno gustato con le patate lessate e un'insalatona mista.
Gnam gnam che buono.
Ora avrete la ricetta e la foto quando torno a MI ... qui a Londra dovrei chiedere lumi ai ragazzi per le impostazioni (la tastiera e i programmi del pc sono in inglese) e alla sera quando tornano dal lavoro, mi piace stare in loro compagnia.
Una piccola premessa, per Martino il nipotino rubacuori, il "susci" e' sinonimo di pesce (il susci e' quello giapponese, per intenderci).
Stranamente e' uno dei rari bimbi che mangiano a quattro palmenti sia il pesce crudo che cotto, ieri mi ha chiesto il susci e gli ho spiegato che nonna Losetta lo sa fare solo cotto e lui mi ha risposto : ok mangio il susci cotto di nonna ...
Ed ecco a voi il susci di Martino.
SUSCI di MARTINO
2 maccarelli grandini
2 spicchi d'aglio
10 foglioline di salvia
1 limone tagliato a fettine.
sale
pomodorini tipo pachino a piacere
olive conciate (quelle con peperoncino, origano e poco aglio)
olio
Il maccarello e' un pesce azzurro presente nel mediterraneo che appartiene alla famiglia degli sgombridi. Lo sgombro o sgompro o maccarello o lacerto (cosi' e' chiamato in Campania), e' un pesce ottimo, saporito e ha pochissime e lunghe spine.
Ricetta
Lavare bene i pesci eviscerati, asciugarli con carta scottex, appoggiarli in una terrina da forno che li contenga, appena unta di olio.
Salare il pancino, metterci dentro l'aglio sbucciato e tagliato a rondelline, 5 foglioline piccole di salvia, due pomodorini tagliati a meta' e una fetta di limone tagliata a meta' per ogni pancino.
Sopra al pesce distribuire le fettine di limone rimaste.
Fra i due maccarelli appoggiare i pomodorini (quantita' desiderata) tagliati a meta'.
Unire le olive conciate, cospargere ancora con un filo di olio e infornare per mezz'ora a 180
gradi (forno gia' caldo).
Il piccolo Martino e nonno Orso hanno mangiato gli spaghetti con il susci ... gli altri lo hanno gustato con le patate lessate e un'insalatona mista.
Gnam gnam che buono.
lunedì 18 gennaio 2010
Londra
LONDRA
Finalmente sono in possesso di internet come si deve ...
Sono a Londraaaa !!!
Finalmente sono qui con i miei ragazzi sino alla fine del mese e poi torno sulle mie montagne.
Il piccolo Martino ci ha fatto una festona grande e stamane era tutto gongolante perche' il nonno l'ha portato all'asilo.
Ho scoperto perche' in montagna le pagine si aprono a scartamento ridotto ... le fibre ottiche sono state allacciate solo per il comune, le scuole, la parrocchia e gli uffici ... per gli altri "pippa" ... non c'e' chiavetta che tenga, i ripetitori non sono sufficientemente potenziati per fornirti una connessione decente ... nel 2010 e' roba da quinto mondo.
LO STEMMA del comune di Londra è molto simile a quello della città di Genova, con i due grifonida entrambi i lati. Secoli fa il sigillo venne acquistato dai britannici per dare lustro alle navi londinesi
A qualc'uno può sempre interessare un poco di storia, questa curiosità sullo stemma londinese mi eè piaciuta parecchio e ve la propongo:
Finalmente sono in possesso di internet come si deve ...
Sono a Londraaaa !!!
Finalmente sono qui con i miei ragazzi sino alla fine del mese e poi torno sulle mie montagne.
Il piccolo Martino ci ha fatto una festona grande e stamane era tutto gongolante perche' il nonno l'ha portato all'asilo.
Ho scoperto perche' in montagna le pagine si aprono a scartamento ridotto ... le fibre ottiche sono state allacciate solo per il comune, le scuole, la parrocchia e gli uffici ... per gli altri "pippa" ... non c'e' chiavetta che tenga, i ripetitori non sono sufficientemente potenziati per fornirti una connessione decente ... nel 2010 e' roba da quinto mondo.
LO STEMMA del comune di Londra è molto simile a quello della città di Genova, con i due grifonida entrambi i lati. Secoli fa il sigillo venne acquistato dai britannici per dare lustro alle navi londinesi
A qualc'uno può sempre interessare un poco di storia, questa curiosità sullo stemma londinese mi eè piaciuta parecchio e ve la propongo:
Tra i dettagli diversi, la spada verticale in alto a sinistra, accanto alla grande croce. Motto latino: «Domine dirige nos» (Signore guidaci).
Secoli fa, infatti, la popolazione inglese ottenne dai Genovesi - pagando, si intende! - la facoltà di usare il prestigioso vessillo di San Giorgio sulle loro navi.
E come si dice «stemma» in inglese e in genovese? In modo molto simile, ovviamente. In inglese: Coat of arms (pronuncia kout-ov-arms). Zeneize o genovese: Arma. Italiano: Stemma. Mentre l’italiano trae origine dal latino e greco «stemma», corona (secondo il vocabolario Zingarelli), inglese e genovese vengono dal latino «arma», neutro plurale, che significa «armi».
L’inglese discende dal latino attraverso il francese «armes» (Chambers).
Sempre dal latino «arma» derivano il verbo inglese to arm, armare (armâ in genovese) e il sostantivo army, esercito o armata, tramite il francese «armée». Ritroviamo anche la stessa radice e significato simile nel genovese armâ, armata.
Una curiosità: perché l’inglese arm vuol dire «arma» ma anche «braccio»? Ce lo spiega il Klein.
Il latino «arma», armi, viene dalla base indeuropea ar-, che significa «unire»; da questa stessa base deriva anche un altro termine latino, «armus», spalla. L’inglese ha abbinato i due significati di «arma» e «braccio» in un’unica parola, arm, appunto.
Ma torniamo a coat of arms: in italiano è letteralmente «cotta d’arme», che sempre il vocabolario Zingarelli definisce «sopravveste portata da araldi e cavalieri sopra l’armatura».
Quanto al termine coat, viene dall’Old French «cote», a sua volta dal latino tardo «cottus» o «cotta», tunica, veste (Chambers).
Nell'inglese moderno coat significa giacca, cappotto o mantello.
Immagine e testo, presi da:
www.francobampi.it/liguria/stemma/ig050904.htm
Secoli fa, infatti, la popolazione inglese ottenne dai Genovesi - pagando, si intende! - la facoltà di usare il prestigioso vessillo di San Giorgio sulle loro navi.
E come si dice «stemma» in inglese e in genovese? In modo molto simile, ovviamente. In inglese: Coat of arms (pronuncia kout-ov-arms). Zeneize o genovese: Arma. Italiano: Stemma. Mentre l’italiano trae origine dal latino e greco «stemma», corona (secondo il vocabolario Zingarelli), inglese e genovese vengono dal latino «arma», neutro plurale, che significa «armi».
L’inglese discende dal latino attraverso il francese «armes» (Chambers).
Sempre dal latino «arma» derivano il verbo inglese to arm, armare (armâ in genovese) e il sostantivo army, esercito o armata, tramite il francese «armée». Ritroviamo anche la stessa radice e significato simile nel genovese armâ, armata.
Una curiosità: perché l’inglese arm vuol dire «arma» ma anche «braccio»? Ce lo spiega il Klein.
Il latino «arma», armi, viene dalla base indeuropea ar-, che significa «unire»; da questa stessa base deriva anche un altro termine latino, «armus», spalla. L’inglese ha abbinato i due significati di «arma» e «braccio» in un’unica parola, arm, appunto.
Ma torniamo a coat of arms: in italiano è letteralmente «cotta d’arme», che sempre il vocabolario Zingarelli definisce «sopravveste portata da araldi e cavalieri sopra l’armatura».
Quanto al termine coat, viene dall’Old French «cote», a sua volta dal latino tardo «cottus» o «cotta», tunica, veste (Chambers).
Nell'inglese moderno coat significa giacca, cappotto o mantello.
Immagine e testo, presi da:
www.francobampi.it/liguria/stemma/ig050904.htm
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