I nonni raccontano
Finalmente sono riuscita a fotografare la cascata di Villa
Santina, una interessante cascata, che se fosse sempre attiva sarebbe una fra
le poche più alte, con i suoi 230 mt di altezza.
Purtroppo o per fortuna è spesso una cascata dormiente, solo quando le forti piogge, gonfiano l’alveo
del Rio Radime, che si trova sull’Altopiano di Lauco (un paese confinante con
Villa Santina
Leggenda e notizie lette nel sito del Comune di Villa Santina
CASCATA della FARINA del DIAVOLO
Così, a prima vista, non sembrerà ne un ruscello, ne una
cascata, ma se si torna quando sta piovendo abbondantemente, si può assistere
ad uno spettacolo che è perlomeno straordinario.
La "colpa" è del Radime che dopo aver percorso un
po’ di strada sul piano di Lauco, si trova dinnanzi il vuoto e cade con un
salto di un paio di centinaia di metri sulla ghiaia che si trova dietro il
cimitero di Villa Santina.
Sulle pareti rocciose dell'abitato, solo in occasione di
abbondanti precipitazioni, sorge la cascata Radime, detta "Farine dal
Diaul" (Farina del diavolo, secondo una leggenda del posto); la sua
altezza è di ben 230 m.
Il risultato è una grande nuvole di acqua polverizzata, che scivola giù dopo
aver girato fra le rocce , con un effetto che non ha uguali.
In presenza di un terreno ricco di gesso, la sabbia e il
fango, portati via e trascinati dalla corrente sulle onde del ruscello, si
mescolano con l'acqua, e vanno a posarsi come una rugiada sopra gli sterpi, le
ghiaie e i dirupi, dando l'impressione di avere dinnanzi agli occhi una leggera
nevicata.
Peraltro, su questo fatto, che ha una spiegazione del tutto
naturale, esiste una vecchia leggenda che dà una spiegazione differente e
fantastica.
LEGGENDA
Questa trova radici nella tradizione popolare, e dove
c'entrano anche il Signore e il diavolo.
Dunque ci raccontano gli anziani che molti anni addietro quando tutti i paesi
appoggiati sui colli e i canali della Carnia avevano il loro mulino, con
aggiunto vicino il forno a legna, dove ogni famiglia poteva macinare la segala
e il granoturco, e dopo cuocere il proprio pane nero.
A questo proposito il mulino in comunità del paese di Lauco, si trovava sulla
lastra di roccia a strapiombo sulla pianura che si allarga tra Villa Santina e
Invillino.
Lo avevano costruito sulle sponde del rio Radime in modo da
adoprare l'acqua per far girare la ruota e mettere in movimento la mola.
Un giorno di chi sa quale autunno inoltrato, giornata ventosa e fredda,
si presentò alla porta del mulino un povero, e tanto magro che si vedevano le
ossa.
Era nostro Signore, in persona, che si era trascinato
appositamente per venire a domandare la carità di un pugno di farina, e vedere
che specie di gente vivesse da queste parti.
Neanche a farlo apposta, per combinazione si trovava a macinare una
donnaccia. Una tignosa della peggior risma.
Dunque il signore senza farsi troppi scrupoli osò lo stesso
entrare e con buone maniere le domandò:
"Donna di fede, mi fate la carità di un pugno di farina,
sono giorni che non metto nello stomaco niente?"
La matrona,, che non sospettava chi si nascondesse dietro le spoglie di quel
poveraccio, dopo averlo guardato di brutto, gli rispose scontrosamente:
"Farina a voi? Ci mancherebbe altro. Non crederete mica
che la roba mi venga giù dalle tegole! E poi quello che sto macinando non è
roba mia. Andate via, che non posso star dietro a voi, io ho troppo da
fare!"
Il Signore la guarda sorridendo, e mentre si gratta l'ispida barba, le dice:
"Bene, bene pazienza, se la farina non è vostra vorrà
dire che è del cuculo, che sarà lui il padrone di tutto!"
A questo punto quella "sbilfa" di donna, toccata sul vivo, si
fece innanzi tutta alterata, e gridando a piena bocca:
"E' inutile che la tirate alla lunga. Vi ho detto e
torno a ripetere che quella che sto macinando non è roba mia. E poi guardate!
Se sono bugiarda potesse il diavolo portarsi via con lui questa farina!"
Non aveva neppure finito di pronunciare la sentenza, che si presentò seduta stante
dinnanzi a lei il padrone della fornace dove vengono mandate a patire le anime
dei dannati.
La donna prese una paura maledetta tanto da correre a
nascondersi sotto una tavola.
Ma il demonio non le badò e senza fare troppe cerimonie
riempì di corsa in un paio di sacchi fino all'ultima presa di farina.
La disperse con grandi manate da sopra la cima della cascata.
Quella farina è ancora lì, e si può vedere quando si passa da quelle parti.
Specchio di un castigo per peccati come l'avarizia e la menzogna, che sono fra
i peggiori che l'uomo possa fare.
Questi alberi nascondono una collinetta, dietro alla quale atterra fragorosamente la cascata che, girando sulla destra, si incanala in un ruscello che costeggia il cimitero di Villa Santina.
In cima alla cascata, c'è la piana di Lauco
Cascata molto interessante e attraente, ma con tutta l'acqua di questi giorni, c'è da aver paura.
Foto mie effettuate ieri durante uno dei tanti diluvi nostrani.