Foto di Stefano Spangaro - Cral Voltois

Foto di Stefano Spangaro - Cral Voltois
Vita genuina di montagna ... Voltois UD

mercoledì 11 febbraio 2009

Carnevale storia


Lo so, il carnevale è già iniziato però è la prossima settimana quella più intensa di festeggiamenti, intanto mi porto avanti con la storia del carnevale e con questa "non ricetta"
Due anni fa dovevo preparare qualche cosa di veloce per i bambini che allena a calcio mio figlio ... niente di più semplice, mi sono munita di pasta sfoglia già pronta, ho preparato su un cartoncino la forma di una maschera, con la sagoma ho ritagliato tutte le mascherine sulla pasta sfoglia, le ho pennellate con l'uovo e sopra ho messo la mompariglia, le codette di cioccolato e altre cosette che avevo in casa, infornato, cotto e via.
Ho fatto felici tanti bimbetti, che sono diventati anche miei.

CARNEVALE

Le origini
Il Carnevale è il periodo che precede la quaresima ed è festeggiato con feste mascherate, sfilate di carri allegorici, danze e si conclude il giorno di martedì grasso, che precede il mercoledì delle ceneri, primo giorno di quaresima.
In genere viene indicato col nome “CARNEVALE” il periodo di tempo che intercorre tra il 17 Gennaio (festa di S. Antonio abate) ed il primo giorno di quaresima.
In pratica, le principali manifestazioni si svolgono negli ultimi dieci giorni e terminano col martedì grasso, che precede la festività delle Ceneri, inizio per i cristiani, di un periodo sacro di quaranta giorni, in preparazione della Pasqua, chiamato Quaresima (dal latino quarantena). In questi quaranta giorni, che ricordano, nel numero, quelli del digiuno di Gesù nel deserto, i cattolici si dedicano alla preghiera e ad opere di carità, associate a digiuni, penitenze e mortificazioni.
L'uso di osservare la quaresima è documentato dopo il concilio di Nicea (325 d.C.), ma forme di digiuno venivano) praticate, anche, in periodi precedenti.
Il martedì grasso non cade in una data fissa, ma questa varia in relazione alla ricorrenza della festività pasquale.Alcuni fanno risalire la radice etimologica del Carnevale al carrus navalis, carri a forma di nave usati a Roma nelle processioni di purificazione.
Altri al carnem levare, togliere la carne, che indica l’inizio della Quaresima, periodo in cui ai cattolici era vietato mangiare carne.
La quaresima ha inizio con il mercoledì delle Ceneri e la tradizione medioevale prevedeva, che la sera prima del mercoledì, per “l’addio alla carne” i popolani si saziassero sino alla nausea, poi per 40 giorni era d’obbligo rispettare il digiuno (no alla carne, in favore del pesce)Il Carnevale affonda le sue radici in più tradizioni, da quella latina dei Saturnalia a quella greca dei culti dionisiaci, che contrassegnavano il passaggio dall'inverno alla primavera e che permettevano l'uso di maschere, di rappresentazioni simboliche.
In questo periodo, in cui apparentemente tutto era concesso, era rappresentato il mito del mondo alla rovescia, era necessario dare l'illusione ai ceti più umili di diventare simili ai potenti, pur con una maschera sul volto, questo per evitare le tensioniIn realtà il Carnevale era anche una forma di rigido controllo, e la spinta verso l'eccesso costituiva una graziosa concessione per un tempo prestabilito.
Le prime notizie sul Carnevale, all’inizio un vero e proprio rito religioso, risalgono ai tempi degli Egiziani.
All'epoca dei faraoni, il popolo, mascherato, intonando inni e lodi, accompagnava una sfilata di buoi che venivano sacrificati in onore del dio Nilo.
Se i Greci dedicavano il rito al dio del vino Dionisio, è soprattutto nel mondo romano e delle sue feste popolari, che possiamo ritrovare le origini del nostro carnevale.
I Romani si lasciavano prendere dall’euforia durante i Baccanali: festeggiamenti in onore del dio Bacco che si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano l'uso di maschere, tra fiumi di vino e danze.

Curiosità:

Due sono i carnevali più lunghi d'Italia: quello Ambrosiano, detto anche "carnevalone", che si conclude il primo sabato di Quaresima e quello di Putignano, in Puglia, che inizia addirittura a Santo Stefano e finisce alle Ceneri, col funerale e il rogo del fantoccio del Re Carnevale.

Il carnevale di Fano è il più antico d’Italia; il primo documento noto nel quale vengono descritti festeggiamenti tipici del Carnevale nella città, risale al 1347.

I coriandoli, tondi di carta colorata (inventati, si dice, da un milanese), all'origine erano semi della pianta di coriandolo ricoperti di gesso, usati come confetti da lanciare da carri e da balconi.
Le maschere tradizionali italiane sono il prodotto della Commedia dell’arte, il fenomeno teatrale che si sviluppa alla fine del 1500 in Italia.
Una delle rappresentazioni più gettonate di queste commedie era la "beffa del servo", una sorta di rivincita concessa all'umile nei confronti del potente.
Innumerevoli sono le rappresentazioni, specie sui palcoscenici della decadente Repubblica veneziana, che hanno come tema il contrasto tra il servo zotico, lo "Zanni" e il padrone vecchio e rincitrullito, il "Magnifico".
Le varie forme in cui si manifesta fanno sì che il personaggio dello Zanni subisca continue e sostanziali modifiche rendendosi sempre più simpatico e variegato: questo spiega la presenza, nella tradizione giunta fino a noi, di tante maschere rappresentanti parti di servitori, dal celeberrimo Arlecchino allo scaltro Brighella.
Un posto di primo piano era poi riservato alle maschere dei "vecchi" che generalmente erano due, ma non avevano sempre e dovunque lo stesso nome; perlopiù furono conosciuti l'uno sotto il nome di Pantalone e l'altro di Dottore, Dottor Graziano o Dottor Balanzone.
Altra maschera fondamentale era quella del Capitano, soldataccio spaccone, vanaglorioso, violento e pavido, altrimenti noto come Capitan Spaventa, Capitan Rodomonte o Capitan Matamoros.
In questa maschera si è voluto vedere una caricatura feroce del soldato spagnolo che, nel periodo di tempo in cui fiorì la Commedia dell'Arte, spadroneggiò in quasi tutta la penisola.
Tutti questi straordinari personaggi sono riusciti a sopravvivere alla morte del teatro al quale pur debbono la vita, perché riconosciuti degni di rappresentare ciò che di più caro le città italiane avevano nel cuore, le tradizioni domestiche, la parlata popolare, lo spirito delle antiche cose

Arlecchino è un servo di Bergamo, lazzarone e truffaldino
Balanzone anzi il dottor Balanzone, è nato a Bologna
Brighella è un attaccabrighe, imbroglione, chiacchierone. Insolente con i potenti
Capitan Spaventa è una maschera tradizionale della Liguria
Colombina servetta veneziana
Gianduia è la maschera popolare di Torino. Dal suo nome il classico cioccolatino
Meneghino diminutivo di Domeneghin, lo incontriamo a Milano
Pantalone nasce nella laguna veneziana
Pierrot veste sempre larghi pantaloni di lucida seta bianca e una lunga casacca
Pulcinella é fra le maschere più popolari e simpatiche
Rugantino il cui nome deriva senza dubbio da "rugare" cioè rompere le scatole

Carnevale vuol dire stelle filanti, coriandoli, maschere, ma anche frittelle, chiacchiere e tanti altri dolciumi : paese che vai usanza che trovi.
Durante i festeggiamenti era usanza cucinare dolci veloci, poco costosi, da offrire alle persone che intervenivano.
Da qui la tradizione dei fritti: acqua, farina e zucchero che ancora oggi, pur con qualche ingrediente in più, si trasformano in castagnole, frittelle, zeppole, tortelli, struffoli, frappe, cenci, chiacchiere.


Pesto di cipolle con tacconelle


Cipolla e aglio sono i benvenuti nella mia casa, i loro componenti sono anticancerogeni e hanno tante altre proprietà che sono una panacea per la salute.
Per la versione “cicc” al gorgonzola ho preso l’idea di Valentina un'amica che trovate qui:
http://ilcortiledellematte.forumup.it/viewtopic.php?t=1529&mforum=ilcortiledellematte
La versione “light” l’ho pensata per me, visto che non posso aggiungere proteine ai carboidrati … un’acciughina ina ina, avrei potuto metterla per insaporire la pietanza, ma era buona anche così.
Se volete provare, male non fa, e se poi avete le cipolle già cotte nel forno, quelle sono ancora più saporite.


PESTO di CIPOLLE con TACCONELLE light
40 g di pasta tipo tacconelle
2 cipolle bionde medie vestite
3 spicchi di aglio vestito
Prezzemolo
Sale e pepe q.b.
Olio consentito

Cuocere al MO (microonde) le cipolle, con tutta la loro buccia esterna per 10 minuti, girandole dopo 5 minuti.
Cuocere al MO gli spicchi di aglio per 1 minuto.
Nel bicchiere del minipimer, inserire il prezzemolo tagliato grossolanamente, le cipolle private delle foglie esterne gialle o ramate, l’aglio sbucciato, il sale e il pepe.
Frullare finchè tutto è ben tritato.
Cuocere la pasta, scolarla e versarla nel piatto, aggiungere l’olio consentito e buon appetito.


Versione “cicc”
Cipolle, aglio, sale e pepe come sopra e aggiungere 30 g di gorgonzola per ogni commensale.

Nel bicchiere inserire il gorgonzola, l’aglio e la cipolla cotti al MO ancora bollenti (maneggiare con cautela per togliere le bucce), frullare e condire la pasta.
Aggiungere olio a crudo e formaggio.

domenica 8 febbraio 2009

Tagliatelle all'amatriciana



Ci tengo a precisare che la mia non è una vera Amatriciana, a questo sugo mancano tutti i requisiti per chiamarsi sugo all’Amatriciana, vedi il sito http://www.amatriciana.org/
, però il mio, a lunghe spanne gli assomiglia.
Ci tengo a precisare che non ho cucinato i classici spaghetti, bensì le tagliatelle che ho fatto io.
Ci tengo a precisare che le mie tagliatelle non sono le tagliatelle canoniche, che vorrebbero farina 00 e 1 uovo per ogni hg di farina.
Non avendo in casa la suddetta farina, ho usato quella di semola (che andrebbe impastata solo con acqua) e ho aggiunto anche un poco di acqua, altrimenti diventava un mattone difficile da lavorare.
Dal momento che in cucina molto è concess, basta “dare a Cesare, quel che è di Cesare”, la mia è una simil Amatriciana poiché non ci sono gli ingredienti di quella terra, il guanciale è delle mie montagne e non c’è il pecorino bensì il Montasio tipico formaggio friulano.
Ed ora se vi va di provare … buon appetito

TAGLIATELLE all’AMATRICIANA

per le tagliatelle
200 g farina di semola
2 uova
acqua se serve

per il sugo
60 g di guanciale di maiale tagliato spesso.
250 g di pomodori 1 scatola a pezzettoni
60g di formaggio Montasio stagionato grattugiato.
½ cucchiaio di olio d'oliva extravergine.
1/2 bicchiere di vino bianco secco.
peperoncino poco .
sale q.b.

per le tagliatelle
Inserire nella ciotola del Ken la farina e le uova.
Impastare finchè si è formata una palla liscia, se necessario aggiungere pochissima acqua, affinchè l’impasto non risulti troppo sodo.
Mettere la palla” in campana” … l’appoggiate sulla spianatoia e coprite con una terrina capovolta, per ½ ora.
Ho la sfogliatrice del Ken e quindi passo dei pezzetti d’impasto, sino allo spessore desiderato.

per il sugo
Tagliare il guanciale a quadrettini e metterlo in una padella antiaderente con l'olio e poco peperoncino.
Rosolare a fuoco vivace per qualche minuto finchè il guanciale avrà preso colore.
Bagnare con il vino e, appena è sfumato, mettere i pomodori, poco sale e cuocere a fuoco vivace per qualche minuto.
Lasciare restringere il sugo e condire le tagliatelle lessate.

Spaghetti all'Amatriciana ricetta storia
















AMATRICIANA

http://www.amatriciana.org/

L'Amatriciana è un fior di poesia
lo cito, senza dire un'eresia,
scritta col Guanciale e Pecorino
Peperoncino e un pò di Bianco vino,
un goccio di buon Olio e teneri Pelati
poi gli Spaghetti, ben bene amalgamati,
L'Origine il nome ve lo dice
è quella di "Città dell'Amatrice"

Esecuzine (Rime in dialetto dei Monti della Laga)

Prima affiletta lu Guanciale
e le deta nte fà male
fà le fette a pezzettilli
ma nen fà li strimincilli
su lu focu brillarellu
la padella pe cappellu
Oiu metta e Peperuncinu
la Ganascia taiata a finu
su Guanciale a rosolare
senza prescia lassa annare
quanne è biondu e rosolatu
co le Vinu va spruzzatu
daie tempu qua secundu
che se mischia a lu panuntu
metta appressu li Pelati
doppe avilli già sfragnati
poco sale e mestichemme
lassa coce lemme lemme
quannu arminu li minuti
na decina so sparuti
questa sarza assai nostrana
mo se chiama "Amatriciana"
Li spaghetti ardenti scola
e la padella prestu vola
Pegurinu Sugu e Pasta
mischia bene quantu basta.
Ecche, è pronta la maggia
la scodella empia ev ia
Pecorinu aggiugna ancora
se la voi più sonora.
Ora fà la mesticanza
co sa pasta nella panza
solu questa è Amatriciana
mutu bella bona e sana.
(Tommaso Quattrocchi)


storia dell'Amatriciana

L'Amatriciana viene da Amatrice, paese celebre, appunto, per questa sua meraviglia gastronomica e per i suoi cuochi, conquistatori di Roma.
Quando questo piatto è nato, Amatrice geograficamente era Abruzzo.
Si dice che fosse il pasto principale dei pastori che allora erano numerosissimi, per la sua semplicità e rapidità di preparazione.
Originarimente era senza il pomodoro e si chiamava "Gricia",poi con la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo che importò in
europa il pomodoro, furono aggiunti i pomodori e divenne "Amatriciana".
L'Amatriciana cambiò casacca poi quando la creazione della provincia di Rieti, voluta dal cavalier Mussolini, provocò una ridefinizione di confini tra tre regioni limitrofe. In ogni caso, riassunto perfetto della cucina dei territori interni del centro Italia, adorata praticamente da tutti (persino la regina Elisabetta, in una visita italiana, rimase estremamente colpita da questo piatto), protagonista ormai da tantissimi anni di una festa di piazza famosissima, che si svolge ad Amatrice tutti gli anni ad agosto e a Roma (Campo de' Fiori).

Ricetta spaghetti all'Amatriciana
Ingredienti
Gli ingredienti per il sugo all'Amatriciana sono semplici e naturali,
non bisogna, proprio per questo, aggiungere o toglire nessun ingrediente
per poter assaporare il suo gusto delicato e perticolare direi unico.
Ingredienti per 4 persone
• 500g di Pasta Spaghetti o Bucatini.
• 100g di Guanciale Di maiale ben grasso tagliato spesso.
• 500g di Pomodori S.Marzano ben maturi o pelati in scatola.
• 100g di Pecorino Non troppo saporito.
• Un cucchiaio di olio d'oliva Extravergine.
• 1/2 bicchiere di Vino Bianco secco.
• Peperoncino Non abbondare.
• Sale Quanto basta.
Sbollentate per pochi secondi i pomodori in acqua in ebollizione quindi passateli sotto l'acqua fredda, pelateli e tagliateli a filettini, privandoli dei semi.
Se utilizzate i pelati,sminuzzateli prima con le mani sfilacciandoli.
Tagliate il guanciale a mattoncini e mettetelo in una padella preferibilmente di ferro con l'olio e poco peperoncino.
Fate rosolare a fuoco vivace per qualche minuto fino a quando il guanciale avrà preso colore.
Bagnate con il vino e, non appena è sfumato, togliete dalla padella i pezzetti di guanciale e teneteli da parte possibilmente in caldo.
Mettete nel fondo di cottura i pomodori, poco sale e fateli cuocere a fuoco vivace per qualche minuto.
Rimettete in padella il guanciale, dopo un altro minuto di fuoco il sugo è pronto.
Nel frattempo avrete messo a cuocere la pasta, scolatela al dente e versatela in un recipiente possibilmente preriscaldato.
Spolverate la pasta con la metà del pecorino e versateci sopra la salsa ben calda.
Mescolate bene e servite la pasta ben calda passando a parte il resto del pecorino.

Porri in salsa


PORRI in SALSA

per 2 persone
3 porri grossi
4 uova
1 cucchiaio di senape dolce
½ mestolo di acqua di cottura dei porri
Olio q.b.
Sale e pepe q.b.

Del porro usare la parte bianca,
Cuocere le uova per 8 minuti, raffreddarli e sgusciarli.
Lessare i porri al dente, dividerli a metà e disporli in due piatti
Nel bicchiere del minipimer inserire 1 uovo sodo intero e gli altri 3 tuorli.
Unire l’acqua di cottura dei porri, la senape, poco sale, pepe a piacere e olio.
Frullare con il minipimer a immersione, muovendolo dal basso verso l’alto in modo da frullare bene la salsina che deve risultare morbida.
Spalmare la salsina sui porri e buon appetito.

*** Se avete più di un commensale, calcolate due uova a testa, porri e uova sono un pasto completo.

Rape 2 ricette



"Testa di rapa", "cavar sangue dalle rape"...
i detti popolari non esaltano certo la fama di questo ortaggio che è ricchissimo di elementi utili al nostro corpo.
Contiene sali minerali che sono i migliori ricostituenti del sangue; il calcio e il magnesio prevengono numerose malattie; i nitrati sono depurativi; il potassio neutralizza i grassi in eccesso; l'acido fosforico è un tonico delle cellule nervose.
La rapa è molto versatile e in cucina non disdegna accostamenti con altri prodotti dell’orto, questa volta ve le propongo con salsiccia e patate e vi do anche un’altra versione di mia cugina piemontese, che è con salsiccia e mele. (l’ho già fatta e mi è piaciuta, per questo ve la propongo.

RAPE SALSICCIA E PATATE light

1 salsiccia
140 g di rape
60 g di patate
1 pezzetto di cipolla
1 spicchietto di aglio (a chi non piace non lo metta)
birra
NO CONDIMENTO
sale solo se serve (la salsiccia è già salata di suo)

Rosolare la salsiccia, quando inizia ad imbiondire, trasferirla in un altro tegamino, cercando di scolarla bene dal grasso.
Con la salsiccia unire la cipolla, l’aglio tritati grossolanamente e un goccio di birra.
Lasciar sfumare la birra, aggiungere le patate con le rape, coprire e stufare a fuoco lento finchè le verdure sono morbide e non sfatte.
All’occorrenza aggiungere poca birra per volta.


RAPE SALSICCIA e MELE di Giannina

1 kg di rape
2 mele delizia
Poco olio
timo fresco o secco
sale q.b.

Sbucciare le rape e cuocerle al vapore.
Sbriciolare la salsiccia rosolarla finchè inizia a colorarsi, unire le rape già cotte, mescolare e lasciare insaporire un attimo.
Affettare sottili le mele, metterle in una padella con poco olio, rosolarle, insaporirle con poco sale, una spruzzata di timo e cuocere a fuoco basso, mescolando sovente finchè saranno morbide. (Queste servono da accompagnamento).
Servire le rape con salsiccia, accompagnarle con le mele e con una buona polenta calda.

Pane intagliato

Dopo tanto tempo di collaborazione più o meno felice, il mio forno stà esalando gli ultimi respiri.
Ho voluto provare ugualmente a preparare il pane anche oggi, ma non si riesce ad abbassare la temperatura

PANE intagliato

Per tre pagnottelle:

Lievitino
100 g di farina 00
2 g di sale
2 g di lievito di birra
75 g acqua

Impastare con una forchetta tutti gli ingredienti, coprire e lasciar riposare a temperatura ambiente per 2 ore. Riporre il lievitino in frigorifero per almeno 16 ore.

Impasto – inserire nel Kenwood (in ordine)
1 pizzicone di sale
250 g di farina = (100 g di farina 00 + 150 g farina di semola
Lievitino tolto dal frigorifero
30 g di strutto
15 g lievito di birra
1 cucchiaino di malto di riso
130 g acqua gassata

Avviare il Ken e lavorare l’impasto finchè diventa una palla bella liscia.
Lasciare riposare 10 minuti
Dividerlo in 3 parti, ogni panetto va passato nella sfogliatrice (chi non ce l’ha con il mattarello) nel passaggio più grande.
Dovete formare delle lingue lunghe e poi arrotolarle su se stesse.
Formata la pagnottella, appoggiarla sulla placca da forno foderata con carta forno.
Lasciarle lievitare nel forno con la lucina accesa per 1 ora e 1/2 .
Togliere la placca, coprire con un panno caldo e portare il forno a 240°.
Prima di infornare incidere delicatamente le pagnottelle con il cutter o con un coltello affilato.
Infornare quando il forno è pronto per 10 minuti, poi portare il forno a 200° e cuocere per ½ ora circa.
(non posso essere più precisa, perché come spiegato sopra il forno sta perdendo i colpi).



Coltella o cortella












COLTELLA o CORTELLA

Da quando ho messo in pensione i multibrasch, mi sono modernizzata e ora sono munita di un Kenwood molto pratico.
Oltre al tritacarne, ho la sfogliatrice che uso spesso per tirare la pasta, però non ho voluto i pezzi per tagliare tagliatelle, tagliolini ecc.
Non so perché ma sul taglio della pasta preferisco mantenere la vecchia tradizione, arrotolare la sfoglia su se stessa e poi tagliarla con la coltella in modo cadenzato, nella misura che si desidera.
In questo modo, mi sembra di tornare bambina quando nonna tirava una sfoglia immensa (doveva bastare per 10-12 persone), e poi con pazienza arrotolare la sfoglia e tagliarla in modo regolare e veloce, sulla grande spianatoia si sentiva il ritmo ripetitivo … zic zic zic.
Mi sembra ancora di sentire il profumo del buon brodo di anatra o di gallina che borbottava sulla stufa a legna e noi bambini eravamo incantati a vedere nonna che toglieva la carne e versava le tagliatelle nel pentolone con tanto buon brodo.
La magia continuava sino a quando nonna sollevava le lunghe tagliatelle cotte con un forchettone, le metteva nei piatti e poi versava sopra un buon mestolo di brodo.
Che bei tempi, mi viene l’acquolina in bocca.

Cutter














CUTTER

Fedele amico che tengo solo per la cucina, serve per intagliare pane dolci e altro.