Come già detto, Libera del blog Accantoalcamino mi ha fatto conoscere le fiabe e leggende della Carnia, scritte da Raffaella Cargnelutti.
Ho trovato e acquistato il libro e ora vi faccio conoscere quelle che riguardano questa zona.
In fondo trovate tutte le coordinate di quelle già pubblicate e ora vi racconto la leggenda di Voltois, un gioiellino di fronte al nostro paese ... ci separa solo il fiume Lumiei che un tempo scorreva tranquillo a valle e da una cinquantina di anni imbrigliato nella diga di Sauris più a monte.
In questa foto vedete il fiume Lumiei che divide Ampezzo sulla destra e oltris a sinistra, poco più su Voltois
Foto di Voltois, frazioncina molto piccola ma pittoresca, da vedere sopratutto in primavera e in estate, quando un tripudio di fiori sgargianti rallegra le poche case che hanno mantenuto la vecchia tradizione, nonostante le ristrutturazioni. Vale la pena visitarlo, e se vi fate una salutare passeggiata da Ampezzo fin lassù, godrete veramente di aria pulita e rigeneratrice.
Questa è Ampezzo e sullo sfondo oltris con tante case, di Voltois si vede solo la casa bianca che sembra isolata, nascosto dagli alberi ci sono le case che vi ho descritto.
Ed ora la leggenda di Voltois e se non vi annoiate troppo, alla fine vi propongo alcune foto paesino prese dal web che meritano di essere viste.
I miei nipotini londinini, hanno sentito queste favole a Pasqua ed erano entusiasti ... Marcolino mi ha raccomandato di ricordarmele per quando torna che le vuole sentire ancora, spero che piacciano anche ai vostri nipotini.
MALOCCHIO
copiato integralmente dal libro:
fiabe e leggende della Carnia, scritte da Raffaella Cargnelutti.
Una
volta, nel paese di Voltois, frazione di Ampezzo, a ridosso del bosco, c’era
una casa piccola piccola con i muri scrostati e i camini cadenti.
Era
nascosta da piante secolari, avvolta da una fitta edera, con numerose ragnatele
che correvano tutto attorno.
La
notte, poi dicevano che nugoli di pipistrelli volassero sul tetto di quella
stamberga, dove vivevano due donne un po’ strane che, a detta di molti, erano
streghe.
La
gente passava malvolentieri da quelle parti e i bambini del borgo erano stati
più e più volte raccomandati di tenersi lontani da quel luovo sinistro.
Non
molto distante c’era un casolare, dove abitava una coppia che era stata
allietata in tarda età dalla nascita di un figlio: Rino si chiamava il bambino tanto atteso.
La
mamma lo aveva messo in guardia: “tieniti lontano da quella casa. Dicono che ci
abitano due streghe.
E
se ti dovesse capitare di incontrarle, mi raccomando, stringi nella mano destra
il pollice tra l’indice e il medio. E’ l’unica maniera per scongiurare il malocchio.
Mi raccomando, sii ubbidiente ! Ed ora vai pure a giocare “.
Tuttavia
Rino, che era curioso, dimenticandosi delle prediche dei genitori, un giorno si
spinse fin sull’uscio della casupola per sbirciare dentro.
Malauguratamente
si dimenticò dello scongiuro e d’improvviso si sentì strano, diverso, con un
odio oscuro e profondo nell’animo. La cattiveria gli stava crescendo
dentro come una marea.
Non
sapendo più governare il suo corpo, Rino scappò via in una corsa bestiale e
spericolata.
Nella
fuga prese a calci un povero gatto, che si trovava incolpevole sul suo cammino,
e colpì con un sasso uno scoiattolo.
Poi
si lanciò come un forsennato verso la boscaglia più fitta dove nessuno osava
spingersi.
Da
quel giorno infausto, Rino non fece più ritorno in paese; alcuni raccontavano
di averlo visto aggirarsi con espressione feroce tra le montagne sopra il
borgo.
Altri
di averlo sentito ululare come un lupo rabbioso.
Altri
ancora dissero che aveva spaventato a morte un gregge di pecore, finito poi in
un dirupo.
Insomma,
ne combinava una più del diavolo e nessuno era riuscito ad avvicinarlo e a
domarlo.
I
genitori disperati, si misero a cercarlo e a chiamarlo dappertutto. Ma Rino
pareva sordo a quei richiami. Anzi, un
giorno l’anziano padre lo avvisò e si
mise a rincorrerlo, chiamandolo con quanto fiato aveva in corpo. Ma il figlio,
per tutta risposta, allungò il passo e scappò via veloce gridandogli dietro
ingiurie e insulti.
La
madre del fanciullo non si dava pace. Aveva il cuore gonfio di dolore. Bussava
di qua e di la chiedendo consigli alle comari del villaggio ed alle altre donne
anziane.
Alla
fine, la levatrice le diete un suggerimento: “Cara amica mia. Vedo come sei
disperata. Forse un rimedio c’è per salvare il tuo Rino. Devi recuperare i
vestiti indossati da tuo figlio e bruciarli.
Vedrai
che il malocchio, la malasorte svaniranno. Altro non so dirti, prova e vai con
Dio!”
La
povera donna, che non aveva nulla da
perdere, decise di ubbidire a quanto le era stato consigliato.
La
mattina seguente, con alcuni capi di biancheria che ancora profumavano di
bucato, andò nel luogo dove le avevano raccontato che il figlio era stato di
recente avvistato.
Si
mise a chiamarlo con voce dolce e supplichevole, spiegandogli che gli avrebbe
lasciato sotto la vecchia quercia gli indumenti puliti, che si cambiasse pure,
lei sarebbe tornata il giorno dopo a ritirare i vestiti sporchi. E così fece.
Una
volta venuta in possesso degli abiti di Rino, che erano ormai un mucchio di
stracci sporchi e lisi per il lungo tempo trascorso dal figlio come un
selvaggio nei boschi, li bruciò nel focolare.
Dalla
brace si levarono lingue di fuoco enormi e minacciose, intorno si sparse un
nauseante odore di zolfo, mentre una voce cavernosa risuonò nella casa con
parole incomprensibili, facendo rabbrividire la povera donna.
Ma
lei non si fece intimorire e continuò a bruciare gli abiti come le era stato
raccomandato. Poi quando le fiamme si smorzarono fino a sparire del tutto,
raccolse diligentemente le ceneri, si portò in località Picolùt, la lanciò in
una forra detta “da lis striis”, delle streghe.
Inoltre,
piena di speranza, riprese la strada
verso casa.
La
povera donna aveva fatto alcuni passi, quando vide Rino che, con l’espressione
di un tempo, le corse sorridente incontro, tuffò il viso nel suo seno e tra le
lacrime e i singhiozzi disse ripetutamente: “Mamma, mamma, ti ho ritrovato” !
Rino era guarito.
http://www.panoramio.com/
http://www.panoramio.com/
www.voltois.it
www.voltois.it
Queste due leggende le ho lette nel blog di Libera e dopo il permesso concessomi, le ho postate anche sul mio blog.