Libera
del blog accantoalcamino.wordpress.com, è un'amica speciale che ho conosciuto
nel mondo bloggher; non solo è molto brava in cucina, le sue ricette sono
sempre molto invitanti e innovative ma anche per i suoi post che sono sempre
ricchi di aneddoti che mi lasciano incantata ... con il naso incollato
all'articolo finchè non l'ho terminato. (avete presente i bimbi con il naso
incollato alla vetrina dei balocchi ?, uguale.
Voi
sapete come mi sono innamorata della Carnia ... ebbene, Libera qualche giorno
fa ha scritto una bella ricetta che vi invito a leggere qui
http://accantoalcamino.wordpress.com/2013/01/31/pastesute-cu-la-cjar-di-purcit-e-la-leggenda-di-amariana-e-lorcolat/
ma
insieme alla ricetta ha postato una bellissima leggenda che riguarda una bella
montagna ai piedi della Carnia.
E'
talmente bella che ho deciso di chiederne la pubblicazione sul mio blog, in
modo che i miei figli, i nipotini e i
miei amici la possano leggere e la possano tramandare.
Il
Monte Amariana è una cima non molto alta, 1906 mt. molto appariscente per alcuni motivi:
isolamento completo da altre cime, dislivello di 1300 mt. dal fondovalle,
posizione dominante sulla vallata del Tagliamento, e sul tratto nel quale
riceve le acque del Fella, che fa da confine orientale alle Alpi Carniche,
dividendole dalle Giulie, infine per la sua forma perfettamente piramidale
(vista dal lato ovest) che la rende inconfondibile.
Uscendo
dall'autostrada al casello di Amaro (UD-Tarvisio), si nota subito il Monte
Amariana per la particolarità della sua forma.
Amaro
è il primo paese della Carnia e un detto
friulano dice, più o meno, che i carnici sarebbero più dolci se il primo paese
non fosse Amaro...
Vi
presento due belle foto della vallata tolmezzina, dominata dal Monte Amariana
... queste foto sono del mio amico Marco, ma sono tanto belle che mi hanno
spinta a chiedere a Libera la pubblicazione della sua leggenda, per legarla al
suo paesaggio.
leggenda
di
AMARIANA e l'ORCOLAT
Era
bella come una rosa di maggio. E, nonostante fosse vestita di poveri stracci,
la bellezza di Amariana risplendeva ugualmente.
Viveva
in una casupola di sassi col tetto in paglia accanto al Fiume e lì spesso
Amariana si recava a lavare i panni. Lavava ed intanto cantava, con una voce
melodiosa e cristallina, che un giorno giunse alle orecchie dell’ Orcolat.
L’
Orcolat era un essere truce e dall’aspetto pauroso, che viveva in una forra
profonda, dove nessuno osava andare. In paese tutti lo temevano.
L’energumeno
a volte compariva all’improvviso nel villaggio e la sua camminata pesante
faceva tremare e rotolare a terra ogni cosa. Un vero flagello!
Quella
mattina l’Orcolat si era svegliato prima del solito e mentre si stava
stiracchiando nel suo giaciglio di pietra gli era giunta all’orecchio quella
musica da usignolo, che saliva lenta e lieve dalle rive del fiume.
L’omone
era rimasto un pò interdetto, si era stropicciato gli occhi sporgenti e
cisposi, poi aveva deciso di andare a scoprire da che parte venisse quel dolce
suono, mai udito prima e che aveva fatto vibrare le corde più profonde del suo
cuore.
All’
Orcolat gli si erano inumiditi gli occhi, tanto quel canto misterioso aveva commosso
il suo animo, solitamente rude e feroce.
Per
quanto cercasse di resistere, non potè fare a meno di seguire quella voce di
miele che lo portò sino alla riva del fiume.
Per
non farsi scorgere, contrariamente al suo solito, cercò di camminare con passi
leggeri e, quando arrivò dove Amariana stava lavando i panni, si acquattò
dietro un grande sasso e si mise ad osservare.
L’Orcolat
era estasiato, non aveva mai visto una creatura più dolce e delicata. Divenne
tutto rosso in viso, il cuore cominciò a battergli a martello, mentre il suo
sguardo non si staccava da quella visione celestiale.
Alla
fine era capitato pure a lui: l’ Orcolat si era perdutamente innamorato della
fanciulla sconosciuta. Che fare?, cosa non fare?
Il
bestione rimase pensieroso, si grattò il capo, poi cercò di farsi coraggio.
Riassettò alla meglio i suoi abiti da selvaggio e raccolse una rosa selvatica
da un cespuglio lì accanto, che sembrava non aspettasse altro. Infine si
presentò alla bella Amariana timido e mansueto come un fanciullo.
“Ah…
misericordia! L’ Orcolat…” urlò la fanciulla in preda al panico, appena lo
vide. Raccolse in fretta e furia i suoi panni e si mise a correre, scappando
più veloce di un fulmine. Quando arrivò a casa, richiuse con due mandate il
portone e tenne il fiato sospeso con la speranza che l’energumeno fosse
sparito.
L’
Orcolat rimase immobile, come inebetito, mentre la rosa che teneva in mano
d’improvviso sfiorì.
“Povero
me e ora che faccio?” Si domandò sconsolato. “Non puoi cambiare la natura delle
cose. Il tuo cuore non è fatto per amare una creatura umana. Perciò, rassegnati
e dimenticala!”. A parlare era stato il Genio el Fiume, ma l’ Orcolat non gli
prestò ascolto, abituato com’era a fare ogni cosa di testa sua.
“No,
io non mi rassegno. Quella fanciulla dev’essere mia e basta!” Urlò con rabbia
al Fiume e al Cielo e se ne tornò con l’umore più cupo del mondo nella sua
caverna a studiare un piano per rapire la giovane di cui si era perdutamente
innamorato.
Nel
frattempo Amariana aveva raccontato ai suoi genitori quanto le era successo al
fiume. E loro avevano compreso che c’era sotto qualcosa di strano nel
comportamento dell’ Orcolat.
“Tutti
sanno che l’Orcolat non è amico degli uomini. Questa mansuetudine è sospetta!
Chissà cosa va cercando quell’energumeno!” osservò la madre di Amariana, che
era una donna scaltra e dall’intuito perspicace.
“Bambina
mia, devi andare a chiedere consiglio alla Regina dei Ghiacci. Noi non possiamo
aiutarti. Credi a me: non c’è altra scelta!” concluse la donna con espressine
assai preoccupata.
Fu
così che il mattino seguente, alle prime luci dell’alba, Amariana s’incamminò
con passo rapido verso la cima del monte che sovrastava il paese.
Cammina,
cammina, ormai il sole era alto nel cielo, ma sula croda dove la giovane si
fermò il tepore dei raggi non arrivava mai. E il paesaggio attorno era
trasparente, luminoso, nel suo paesaggio di ghiaccio.
Seppure
un pò infreddolita, Amariana si mise fiduciosa ad aspettare, finchè comparve
prima una luce intensa, abbagliante, poi una nuvola di neve e alla fine si fece
avanti lei:la Regina dei Ghacci!
“Conosco
la pena che pesa che pesa sul tuo cuore, mia cara fanciulla. Quel bestione
dell’Orcolat si è innamorato di te e non c’è verso di fargli cambiare idea.
Questa è una sciagura, una vera sciagura, mia dolce Amariana” sentenziò la
Regina con la sua voce di neve, raggelando ulteriormente l’animo della povera
ragazza.
“Oh…
mia Regina, ti prego, liberami da questo triste destino. Preferisco morire
piuttosto che essere la sposa dell’Orcolat” disse la ragazza con un fil di
voce, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
La
Regina rimase silenziosa, poi chiese ad Amariana di avvicinarsi e le sussurrò
all’orecchio il suo rimedio.
“Mi
spiace, dolce Amariana, non c’è altra via da seguire” concluse infine
rammaricata scomparendo all’improvviso. Tutt’intorno si fece più freddo ed
inospitale che mai. E sul bel volto della fanciulla si spense ogni sorriso.
Passarono
ancora alcuni istanti, dopo di che Amariana cacciò via le lacrime e, con la
morte nel cuore, urlò verso le cime: “Regina dei Ghiacci, accetto il mio triste
destino. Fai quello che devi. Così sia!” . L’eco di quelle parole risuonò cupa
nella valle.
D’improvviso
si sollevò un vento di tempesta, che ululò selvaggio tra le gole delle vette.
Il viso di Amariana si fece all’istante di pietra, le sue spalle si
trasformarono in cime aguzze, i suoi abiti si colorarono col verde dei boschi
ed i suoi capelli si sciolsero in torrenti impetuosi.
La
bella Amariana aveva accettato l’incantesimo. Pur di non sposare l’Orcolat, si
era trasformata nella montagna che da allora porta il suo nome.
Ma
la Regina dei Ghiacci pensò bene di punire anche l’Orcolat, lo richiuse per
l’eternità nel vicino monte San Simeone, da dove a volte cerca di fuggire, per
raggiungere la sua bella Amariana, e quando si muove sono dolori… La terra
trema e gli uomini dicono: “Ah… ci risiamo, si è svegliato l’Orcolat!” .
Ancora
oggi se le nuvole coprono la bella cima dell’Amariana un antico proverbio
suggerisce: Quando l’Amariana ha il cappello lascia la falce e prendi il
rastrello. E cioè è buona regola interrompere di falciare l’erba e in fretta
iniziare a raccoglierla, perchè la pioggia è vicina!
L'Amariana non è nota solo per la sua bellezza, per le sue escursioni indimenticabili, ma anche per la visita di personaggi speciali come il Papa Giovanni Paolo II, che lassù celebrò insieme a Mons. Brollo una messa dedicata alla Madre della Carnia, la Madonna posta sulla cima del monte.
Per l'occasione il Santo Padre dedicò una poesia alla Madonna, che mi fa piacere trasmettervi.
"Madre della Carnia
"O Madre di Dio, Vergine dell'Amariana, posta
"O Madre di Dio, Vergine dell'Amariana, posta
quassù, sentinella,
dall'amore dei figli, estendi il tuo
sguardo sui monti e sulle valli della
Carnia.
Leggi sui volti della sua gente la gioia e la
Leggi sui volti della sua gente la gioia e la
sofferenza del vivere.
Entra nelle loro case, ravviva la fiamma dei
Entra nelle loro case, ravviva la fiamma dei
focolari, orienta verso l'alto il
loro cammino, allevia
la fatica, sostieni la speranza.
Dissolvi le nubi pesanti dell'egoismo che
Dissolvi le nubi pesanti dell'egoismo che
impediscono di scorgere il cielo.
Fa scendere dal bianco mantello di neve una
Fa scendere dal bianco mantello di neve una
sorgente di purezza per tutti i
suoi giovani.
Dona loro la fortezza dei padri perché la fatica della
Dona loro la fortezza dei padri perché la fatica della
salita li porti a
scorgere tra le rocce della vetta il
fiore della fede, tuo figlio, il
Cristo,
nostro Signore."
Joannes Paulus P.P. II
Joannes Paulus P.P. II
La cartina rappresenta un pezzo della Carnia,
Amaro, che vedete nel circolino viola, è il primo paese della Carnia. Qui è specificata anche la Cittadina di Tolmezzo, importante centro della Carnia e l'ubicazione del Monte Amariana.
IL RACCONTO SI ARRICCHISCE:
Quassù, la statua di Maria Ausiliatrice, posta quarant'anni fa dai padri Salesiani sulla cima dell'Amariana), è
oggetto di devozione non solo da parte di alpinisti.
Il
15 agosto e l'8 dicembre di ogni anno, gruppi sempre più numerosi, provenienti
anche dal Friuli e dall'Austria, scalano
la montagna per partecipare alla S. Messa.
Nel
maggio 2000 la statua della Madonna venne prelevata dalla cima con
l'elicottero, portata a Tolmezzo per il restauro da dove raggiunse, in successive tappe,
diversi centri della Carnia.
Dopo
questo "pellegrinaggio al contrario", che ha fatto la gioia di quei
fedeli che non sono mai saliti sulla
montagna, la statua è stata ricollocata sulla vetta.
Mia nipote Caterina (che a quei tempi abitava ancora in paese), mi ha raccontato che dopo il restauro, la Madonnina è stata portata anche ad Ampezzo nei prati in località Gonano con l'elicottero e quando il velivolo l'ha riportata in altre lkocalità, qui è stata fatta una processione sino in chiesa.
12 commenti:
Che bella storia. Povera Amariana ha preferito l'incantesimo. Le legende popolari, mi affascinano tantissimo. Posti bellissimi che mi piacerebbe visitare, Ciao.
Adoro le fiabe e le leggende.. anche se non sempre finiscono bene, anche se a volte gli incantesimi non hanno proprio un lieto fine. Certo è che insegnano sempre qualcosa. Grazie, amica mia.. mi ha fatto tanto piacere leggere il tuo post! Un bacione e dolce notte!
Ciao Rosetta, che bello, hai aggiunto notizie che non conoscevo. Mi piacciono i blog che non si limitano ad essere semplici "ricettari", di ricette ce ne sono a milioni, di condivisioni culturali, di tradizioni e di umanità un pò meno. Brava Rosetta, è un piacere per me che, sfidando la legge del web che vuole post minimal asettici, scrive molto, sapere che c'è chi apprezza questo e legge tutto volentieri. Ti abbraccio e ti auguro uno splendido fine settimana ♥
Cara Rosetta, sono qui per vedere se proprio va ora con i commenti...
Bella questa storia è veramente straordinaria.
Ciao e buon fine settimana.
Tomaso
Già Giovanna, e quando leggo e rileggo le leggende, mi viene proprio da pensare ... e io che avrei fatto ???
Un abbraccione a te Giovnna
Mandi
Ely, sapessi quante fiabe e leggende ho letto ai miei figli ed ora ai miei nipoti, non ne hai un'idea.
E' meraviglioso modulare la voce nell'intercalare della felicità e della tristezza, e li senti vicino a te che ridacchiano o si raggomitolano secondo l'ingercalare del racconto.
Un grandissimo ed affettuoso bacione a te cara e dolce notte.
Mandi
Ciao Libera, sono strafelice che ti sia piaciuto il riporto della tua leggenda ... ma come già ti ho detto da lungo tempo, il mio è un archivio personale aperto ai miei familiari ed agli amici che vogliono trarre delle idee.
Lo sappiamo benissimo che anche la fettina più semplice ognuno la cucina a modo suo e quindi in un archivio personale ci stanno bene foto, leggende a tanto di più.
Grazie per il permesso che mi hai dato.
Un grande bacione di ringraziamento.
Mandi
Tomaso, mi dispiace che stò trabiccolo non funzioni, fa proprio arrabbiare.
Buon fine settimana anche a te amico mio
Un bacionissimo grande grande
Mandi
Non ho parole!! Adoro questi articoli!
Bacioni!!
Bacioni anche a te Tiziana.
Buona settimana
Mandi
Mi è piaciuta tanto che l'ho riportata nel mio libro "1976 - L'urlo dell'orcolàt"!
Sì, bellissima storia. Domenica scorsa l'abbiamo registrata con la voce narrante di Ingrid e la musica dell'Arpa Celtica di Luigina Feruglio. A breve la pubblicazione amatoriale per deliziarvi. Grato.
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