Qui non ho scanner, e neppure vi faccio una foto, perchè ho da raccontarvi una favola meravigliosa che riguarda questa minuscola frazione, che fa parte di Ampezzo.
Le favole e le leggende di queste zone, me le ha fatte conoscere Libera del blog Accantoalcamino's (che purtroppo per decisione della stessa Libera è stato chiuso).
Io non sono brava come lei, ma spero ugualmente di tramandare qualche cosa di bello e di utile da raccontare ai nostri e vostri bimbi e nipotini.
Non so voi ma io non mi stanco mai di raccontare favole e sono veramente felice come una bambina colta col ditino nella marmellata, quando me ne raccontano qualc'una.
Panorama di Ampezzo presa da http://roa-tara.wikipedia.org/wiki/File:Ampezzo_07102007_01.jpg
purtroppo ne ho tante, ma ormai tutte erchiviate in cd che non ho qui con me.
Guardando la foto, Oltris è posta a circa 800 mt sulla sinistra del fiume Lumiei (che a monte è bloccato dalla diga di Sauris.
LA CULLA D'ORO
copiata integralmente dal libro "FIABE E LEGGENDE DELLA CARNIA" di Raffaella Cargnelutti che mi aveva segnalato Libera e che ho trovato qualche giorno fa nell'edicola-tabaccheria ecc di Ampezzo
Tempo fa, quando il borgo di Oltris, vicino ad Ampezzo, contava solo una manciata di umili capanne di legno, sul monte Sampin vivevano Macò e Chialada, una coppia di Pagans.
Durante il giorno si dedicavano all'allevamento del bestiame e la sera si ritiravano nelle caverne. Tutto procedeva per il meglio. Anche la loro vita, come quella dei montanari, scivolava via tranquilla. Però, c'era un però ...
La coppia desiderava tanto avere un figlio che il Genio dei Pascoli non aveva ancora concesso. Erano mesi e mesi che i due facevano sacrifici per ingraziarsi la divinità, ma niente. Le preghiere e i riti erano rimasti inascoltati.
Finchè arrivò un inverno che per mesi e mesi ricoprì di ghiaccio tutta la Carnia. Macò e Chialada si ripararono nelle grotte e vi rimasero sino ai primi tepori della primavera. Le provviste che avevano raccolto in autunno furono più che sufficienti per sopravvivere, finchè il sole ritornò ad intiepidire la cima del monte Sampin. E, con l'inizio della bella stagione, lei si accorse che qualcosa era cambiato. Capì che a breve sarebbe diventata madre. Fu subito avvolta da un'immensa felicità. Radiosa raccontò a Macò la buona novella e insieme si misero amorevolmente ad aspettare la nuova creatura, che finalmente avrebbe allietato le loro vite.
Il genio dei pascoli per dimostrare la sua benevolenza, regalò alla coppia una lucente culla d'oro.
Il bimbo nacque, ma Chialada avvertì una delusione, una strana inquietudine. Il fantolino era splendido, ma lei non si sentiva soddisfatta, appagata. Così una mattina, con il neonato in braccio, scese dai monti fino alle prime case di Oltris e scambiò la sua creatura con quella di un'altra famiglia, ai suoi occhi più bella della sua, ma il bimbo si mise a urlare a pieni polmoni.
Il suo pianto fu così forte e straziante, che svegliò il Genio dei Pascoli. La divinità, dopo aver fatto un gran sbadiglio, capì subito cosa stava accadendo.
"Chialada, dove porti quel bambino non tuo? lascialo all'istante o te ne pentirai, parola mia !" tuonò con espressione minacciosa il Genio dei Pascoli, andando su tutte le furie.
La Pagana si fece pallida in viso e iniziò a tremare come una foglia al vento, si era improvvisamente resa conto della cattiva azione che aveva compiuto. Ritornò sui suoi passi e restituì alla legittima famiglia il bimbo non suo, che non smetteva di piangere disperato.
Ma ciò non fu sufficiente a rabbonire il Genio dei Pagani, che decise di infliggere una punizione esemplare alla coppia di Pagans, colpevole di non aver saputo accontentarsi.
"Non siete degni di crescere un figlio!". E li privò all'istante della creatura e della preziosa culla d'oro che aveva loro donato.
Macò, il pdre, all'oscuro del piano architettato dalla moglie divenne pazzo dal dolore e scomparve tra le vette più alte ed aguzze, fino a perdersi in quegli anfratti rocciosi. E Chialada di colpo fiventò vecchia, decrepita e maledì ai quattro venti la Divinità che era stata così severa.
Per giorni e giorni la Pagana gridò al cielo la sua pena e la sua disperazione finchè, stremata si fermò accanto ad un sasso. S'inginocchiò e pianse, pianse tutte le lacrime che aveva nel cuore ed altre ancora, tanto che in poco tempo si formò prima un rigagnolo, e poi, un vero e proprio torrente.
E ancora oggi, in primavera, a saper ben ascoltare quel rio montano - che da allora si chiama Chialada - quando si libera dal magico abbraccio del ghiaccio, si sentirà narrare dall'acqua la triste storia del Pagans di Oltris, che non seppero accontyentarsi del dono del cielo.
Questa è una foto mia, qui sotto vedete uno scorcio di Ampezzo e di fronte, dopo il fiume Lumiei che qui non si vede, c'è Oltris.
LA FINE DELLA LEGGENDA, trovata su http://www.oltris.it/storie-leggende.aspx
(la leggenda vuole che il
colle dove si svolse questo fatto porti da allora il nome Salvans).
Il Genio però volle impartire un castigo: privò la coppia del figlio e si riprese la culla d'oro.
Macò divenne muto dal dolore e Cjalada fuggì gridando fino a fermarsi sul fianco del monte Sampin e si sciolse letteralmente in lacrime dando vita al rio omonimo.
Qualche tempo dopo gli abitanti di Oltris vengono a conoscenza di quanto accaduto e pensano di poter recuperare la culla d'oro. Dopo affannose ricerche trovano in fondo ad un crepaccio qualcosa che luccica. Un gruppo di uomini comincia a scavare ma all'improvviso il monte si scuote ed essi scompaiono in un baratro. Anni dopo l'impresa viene ritentata con identico risultato.
Gli abitanti di Oltris decisero allora di desistere e capirono che l'oro si poteva avere con la cura dei greggi e dei campi.
Il Genio però volle impartire un castigo: privò la coppia del figlio e si riprese la culla d'oro.
Macò divenne muto dal dolore e Cjalada fuggì gridando fino a fermarsi sul fianco del monte Sampin e si sciolse letteralmente in lacrime dando vita al rio omonimo.
Qualche tempo dopo gli abitanti di Oltris vengono a conoscenza di quanto accaduto e pensano di poter recuperare la culla d'oro. Dopo affannose ricerche trovano in fondo ad un crepaccio qualcosa che luccica. Un gruppo di uomini comincia a scavare ma all'improvviso il monte si scuote ed essi scompaiono in un baratro. Anni dopo l'impresa viene ritentata con identico risultato.
Gli abitanti di Oltris decisero allora di desistere e capirono che l'oro si poteva avere con la cura dei greggi e dei campi.
*** Cjalada = Chialada - è scritto in friulano
Le leggende che mi ha fatto conoscere Libera e che riguardano la nostra zona, sono a questi miei link:
Le leggende che mi ha fatto conoscere Libera e che riguardano la nostra zona, sono a questi miei link:
14 commenti:
Una leggenda a dir poco coinvolgente.
Mandi
E' un posto bellissimo e ha una bellissima leggenda, che è sempre bello sapere! Ciao Rosetta, buona settimana.
Ciao Rosetta queste leggende hanno sempre il loro fascino e sono belle
da leggere e piacevoli da ascoltare ciao buona serata
un caro saludo trevisan!
Tiziano.
....vorrei leggende così da parte di tutti i blogger...grazie per il dono...cri
Sono leggende bellissime Solema, ho letto il libro tutto d'un fiato e ora che lo rileggo, mi piacerebbe tanto avere sulle ginocchia i miei nipotini ... mi toccherà aspettare ancora un paio di mesi.
Ciao Solema, a presto con un'altra bella storia.
Mandi
Buona settimana anche a voi Mari e Fiorella, sono una romanticona, mi sono sempre piaciute le fiabe e le leggende.
Buona settimana
Mandi
Ciao Tiziano, le fiabe e le leggende sono meravigliose come i tuoi quadri e le tue poesie.
Un strucon furlan
Mandi
Cristina, anche a me piacerebbe, ma ognuno fa le sue scelte e bisogna rispettarle.
Vuona settimana
Mandi
Grazie per il tuo racconto, c'è sempre così tanto da imparare... Libera manca anche a me, ci nutriva con tante cose... Un abbraccione !
una bellissima leggenda.
Grazie Rossella, se avessi la bacchetta magica, farei riapparire Libera per molte di noi.
Buona giornata
Mandi
Grazie Robby, buona giornata.
Mandi
Ciao Rosetta, l'hai preso il libro, era piaciuta tanto anche a me la leggenda della culla d'oro. Non ho chiuso il blog, ho deciso di disabilitare i commenti. Giorni fa volevo pubblicare: *Il povero e l'orco*.
un abbraccio con affetto.
Amica mia, che piacere sapere che nonostante tutto il blog è ancora aperto.
Sono veramente felice e delle fesse non ti preoccupare, quelle saranno sempre e comunque malelingue.
Un forte abbraccio.
Tu scrivi le storie tue, io ne troverò ugualmente da mettere ... queste leggende mi hanno coinvolto per almeno 3 notti nella lettura.
Un forte abbrraccio.
Mandi Libera, a rivederti prestissimo.
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