Ogi è una giornata di nostalgia, sento forte la mancanza delle mie montagne ... che mie non sono, perchè sono nata in mezzo alle risaie della Lomellina.
Ma l'amore è galeotto, e ha messo di mezzo lo zampino. Mio marito è friulano-carnico, mi ha fatto conoscere il suo paese e le sue montagne ed ora sono diventate anche mie.
A Pasqua non siamo andati e ora mi mancano parecchio, così mi tornano alla mente i paesaggi, le persone che amo tanto, gli aneddoti e quindi mi sono ricordata anche di queste chicche che questa sera vi ho proposto.
secondo l'interpretazione di uno scolaro di Socchieve di classe III unica
"A me mi garba molto la polenta. Io la polenta la mangio di bonora, di mezzogiorno e di cena e anche alle quattro.
La polenta se la fa con la farina de panoghie e con l'acqua e si mette anche il sale senò dicono che fa venire la pelagra.
Per fare la polenta si mette l'acqua nella calderia, poi si fa bollire sopra il fuoco e quando si vede le bolle si mette dirento una presa di farina e dopo tutto il s'çiatulino.
Poi si prende il mesculo e si la rompe e si la lascia sçialdare.
Poi si mesceda...si mesceda cencia stufarsi fin quando la spussa di cotto.
Poi la si giàva e la si buta sul taiere che la fuma.
Ai signori, a loro piace la polenta tenera perchè la mangiano con i luierini, ma a casa mia, la quale siamo poveri, la mangiamo dura senò lo stomaco si delibera subito.
La polenta più dura è quella dei boscadori, che la taiano con la manaria.
Anche i pastori mangiano molta polenta nelle casere e prima di buttarla in bocca la stricciano e la folpeano fra le aine perchè diventi più mulisitta.
Io amo la polenta e mangio anche le croste.
La polenta, se cade a terra, fa sbrisciare. Mia nonna l'altro ano ha pesçiato un poco di polenta e è colata e ha s'çiarnato un piede che abbiamo squegnuto portarla a Socchieve da quela donna che comedda gli ossi.
Evviva la polenta!
Anch'io mi chiamo Polentarutti."
2 commenti:
Ciao Rosa,ti tocca di nuovo! Passa da me che devi ritirare qualcosa. Ciao
Ok, grazie Stefano
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