IL FRICO e la SUA STORIA
Secondo una credenza popolare, il “ frico” racchiude in sé tutti i profumi dei pascoli e delle malghe alpine.
Il frico è composto da un formaggio locale stagionato 5 o 6 mesi e fritto nel suo stesso grasso senza l’aggiunta di burro, olio o grassi in genere.
La storia ci tramanda notizie sul largo consumo di formaggio fritto già nel medioevo, però era considerato fra gli alimenti di poco conto, in quanto cibo destinato alla popolazione meno abbiente.
Le prime tracce si leggono verso la metà del secolo XVI quando iniziano le prime codificazioni dei cibi, e fu il Maestro Martino a scrivere del “casio in patellecte” e solo qualche decennio dopo si fa menzione del “caseus frictus” da cui deriverebbe il nome di “ frico “ segnalato da Bartolomeo Platina da Cremona.
Il Maestro Martino, cuoco comasco, girovago per professione, divenne cuoco del Patriarca di Aquileia Lodovico Trevisan.
Riguardo al consumo territoriale il “frico di mont”, quello con le patate, è ancorato e consumato in prevalenza in Carnia.
Durante la permanenza in Friuli il Maestro Martino ebbe modo di conoscere, apprezzare e pubblicizzare diversi prodotti tipici friulani in particolare quelli primari e secondari … dall’allevamento del bestiame, del bosco e della taviele dell’alto Friuli .. compresi quelli del Lago di Cavazzo.
Diverse sono le citazioni, come quella di Rupil della Val Pesarina (interprete della cucina medioevale) che diceva che “il frico è capace di ridare fiato ai morti”.
“cun frico e polente, la vite a si sostente – con frico e polenta, la vita si mantiene).
Il Frico è poco noto oltre il crinale di lingua tedesca vicino alla bassa Carinzia, risulta sconosciuto oltre il confine italo-sloveno, però è molto apprezzato da una specifica categoria di lavoratori carnici … quella dei “boscadôrs” che lo preferivano per la facilità di asporto e per quel forte senso di sazietà che dava per lungo tempo e questo era un pregio notevole per gente priva di risorse alimentarie che non disponeva d’altro.
Il forte senso di sazietà è legato al fatto che la digestione è piuttosto lunga e pesante tant’è che un detto tramandato dice che “il frico è di dura digestione, richiede stomaci gagliardi, conviene a giovani e fatiganti, più che a vecchi e oziosi”
La convinzione è che il frico appartiene alla più radicata cucina della Carnia e che ne rappresenta una delle più significative peculiarità, dovuta al fatto che il formaggio Montasio DOP si produce non solo nella Carnia stessa, e che il processo di produzione e stagionatura del formaggio presenta delle differenze dovute alle zone di provenienza dell’ingrediente principale e quindi legate a sistemi autoctoni di elaborazione e cottura del formaggio.
La precisazione di Malipiero è che “il frico deve diventare una sorta di frittata porosa e frolla, è ben riuscito quando si sbriciola completamente … si mangia tenendone un pezzetto in mano e la polenta nell’altra. Le briciole che cadono vengono ripescate man mano schiacciandoci sopra un pezzetto di polenta”.
Da ricerche fatte direttamente in Carnia, mi risulta che il vero frico, l'antenato, era fatto con la crosta del formaggio ..... si sa che in cucina non andava sprecato nulla, e da qui è nata l'esigenza di riciclare le croste (perchè un tempo nelle zone montane, il formaggio era un alimento sempre presente sulla tavola e il formaggio se lo potevano permettere quasi tutte le famiglie, poichè la mucca non mancava e quasi tutti i nuclei familiari ne possedevano almeno una.
Quindi le croste (anche del formaggio tenero), le lasciavano seccare bene, poi le tagliavano a pezzetti minuti e le cuocevano insieme alla minestra oppure si lasciavano abbrustolire vicino al fuoco del camino, oppure, nel nostro caso, venivano grattugiate, messe in uno strato alto un dito in una padella di ferro e quello era il frico originale.
Il Friuli geograficamente è composto da montagne “alto Friuli” e dal mare “basso Friuli”, in montagna e principalmente in Carnia, è radicato da tempo immemore “il Frico cu las cartufulas o Frico di Mont (frico con le patate o di montagna).
Più si scende verso Udine e il mare, il più conosciuto è “il Frico cu la cevole o Frico con la cipolla”.
Non manca certo la versione dolce “Frico cui mei – frico con le mele”.
Ci sono poi le varienti, come “il Frico cu li sstrissulis – Frico con i ritagli” … li strissulis sono ritagli del formaggio quando viene messo in forma.
Da qualche decennio, le varianti del frico sono innumerevoli, dalle basi principali, ognuno a casa lo reinventa come meglio crede.
Buon frico a tutti
Secondo una credenza popolare, il “ frico” racchiude in sé tutti i profumi dei pascoli e delle malghe alpine.
Il frico è composto da un formaggio locale stagionato 5 o 6 mesi e fritto nel suo stesso grasso senza l’aggiunta di burro, olio o grassi in genere.
La storia ci tramanda notizie sul largo consumo di formaggio fritto già nel medioevo, però era considerato fra gli alimenti di poco conto, in quanto cibo destinato alla popolazione meno abbiente.
Le prime tracce si leggono verso la metà del secolo XVI quando iniziano le prime codificazioni dei cibi, e fu il Maestro Martino a scrivere del “casio in patellecte” e solo qualche decennio dopo si fa menzione del “caseus frictus” da cui deriverebbe il nome di “ frico “ segnalato da Bartolomeo Platina da Cremona.
Il Maestro Martino, cuoco comasco, girovago per professione, divenne cuoco del Patriarca di Aquileia Lodovico Trevisan.
Riguardo al consumo territoriale il “frico di mont”, quello con le patate, è ancorato e consumato in prevalenza in Carnia.
Durante la permanenza in Friuli il Maestro Martino ebbe modo di conoscere, apprezzare e pubblicizzare diversi prodotti tipici friulani in particolare quelli primari e secondari … dall’allevamento del bestiame, del bosco e della taviele dell’alto Friuli .. compresi quelli del Lago di Cavazzo.
Diverse sono le citazioni, come quella di Rupil della Val Pesarina (interprete della cucina medioevale) che diceva che “il frico è capace di ridare fiato ai morti”.
“cun frico e polente, la vite a si sostente – con frico e polenta, la vita si mantiene).
Il Frico è poco noto oltre il crinale di lingua tedesca vicino alla bassa Carinzia, risulta sconosciuto oltre il confine italo-sloveno, però è molto apprezzato da una specifica categoria di lavoratori carnici … quella dei “boscadôrs” che lo preferivano per la facilità di asporto e per quel forte senso di sazietà che dava per lungo tempo e questo era un pregio notevole per gente priva di risorse alimentarie che non disponeva d’altro.
Il forte senso di sazietà è legato al fatto che la digestione è piuttosto lunga e pesante tant’è che un detto tramandato dice che “il frico è di dura digestione, richiede stomaci gagliardi, conviene a giovani e fatiganti, più che a vecchi e oziosi”
La convinzione è che il frico appartiene alla più radicata cucina della Carnia e che ne rappresenta una delle più significative peculiarità, dovuta al fatto che il formaggio Montasio DOP si produce non solo nella Carnia stessa, e che il processo di produzione e stagionatura del formaggio presenta delle differenze dovute alle zone di provenienza dell’ingrediente principale e quindi legate a sistemi autoctoni di elaborazione e cottura del formaggio.
La precisazione di Malipiero è che “il frico deve diventare una sorta di frittata porosa e frolla, è ben riuscito quando si sbriciola completamente … si mangia tenendone un pezzetto in mano e la polenta nell’altra. Le briciole che cadono vengono ripescate man mano schiacciandoci sopra un pezzetto di polenta”.
Da ricerche fatte direttamente in Carnia, mi risulta che il vero frico, l'antenato, era fatto con la crosta del formaggio ..... si sa che in cucina non andava sprecato nulla, e da qui è nata l'esigenza di riciclare le croste (perchè un tempo nelle zone montane, il formaggio era un alimento sempre presente sulla tavola e il formaggio se lo potevano permettere quasi tutte le famiglie, poichè la mucca non mancava e quasi tutti i nuclei familiari ne possedevano almeno una.
Quindi le croste (anche del formaggio tenero), le lasciavano seccare bene, poi le tagliavano a pezzetti minuti e le cuocevano insieme alla minestra oppure si lasciavano abbrustolire vicino al fuoco del camino, oppure, nel nostro caso, venivano grattugiate, messe in uno strato alto un dito in una padella di ferro e quello era il frico originale.
Il Friuli geograficamente è composto da montagne “alto Friuli” e dal mare “basso Friuli”, in montagna e principalmente in Carnia, è radicato da tempo immemore “il Frico cu las cartufulas o Frico di Mont (frico con le patate o di montagna).
Più si scende verso Udine e il mare, il più conosciuto è “il Frico cu la cevole o Frico con la cipolla”.
Non manca certo la versione dolce “Frico cui mei – frico con le mele”.
Ci sono poi le varienti, come “il Frico cu li sstrissulis – Frico con i ritagli” … li strissulis sono ritagli del formaggio quando viene messo in forma.
Da qualche decennio, le varianti del frico sono innumerevoli, dalle basi principali, ognuno a casa lo reinventa come meglio crede.
Buon frico a tutti
http://ilfogolar.blogspot.com/2011/01/ristorante-valpolicella.html#links
Vedi anche:
http://ilfogolar.blogspot.com/2009/09/frico-patate-cipolla-speck.html#links
http://ilfogolar.blogspot.com/2008/03/frico-con-le-mele.html#links
http://ilfogolar.blogspot.com/2011/10/frico-con-patate.html#links
http://ilfogolar.blogspot.com/2008/03/frico-con-patate-e-guanciale.html#links
http://ilfogolar.blogspot.com/2008/03/cestini-di-frico-di-gnagna-mariute.html#links
http://ilfogolar.blogspot.com/2008/03/frico-con-patate-di-gnagna-catarina.html#links
http://ilfogolar.blogspot.com/2008/03/frico-delle-vlli-del-lumiei.html#links
http://ilfogolar.blogspot.com/2008/03/frico.html#links
28 commenti:
ictiah ma allora mi provochi!! se vuoi che venga li arrivo!! :-)
Racconta racconta che io prendo appunti!!
bravaaa!!
Ammetto vergognosamente di non averlo mai cucinato: gustato tante volte, nelle varie verisioni, ma preparato mai. Mi tocca rimediare... Grazie per le curiosità e buon inizio di settimana!
Tizianaaa ! ma non hai ancora imparato ???
Buttati valà, che impari subito.
Mandi
Rimedia Barbara, rimedia e ti piacerà un sacchissimo.
Buon inizio settimana anche a te.
Mandi
l'ìunico frico che preparo io è quello con le patate e mi piace moltissimo, ieri poi ne ho mangiato uno delizoso a Cormons. Il frico secco mi piace lo stesso ma un pò meno, quello non lo preparo ma in genere lo mangio in formato da passeggio a Cividale. Gli altri tipi di frico non li conoscevo, devo mettrmi in pari. un bacione
Ciao Stefania, il frico secco è quello meno digeribile (per me), in ogni caso, in qualsiasi modo lo faccio e me lo fanno assaggiare, lo mangio sempre volentieri.
Mandi
un vademecum sul frico assolutamente da non perdere ;)!!!
La ricetta è senz'altro favolosa, ma io sono rimasta estasiata dal cestino di parmigiano, fantastico!Dai un’occhiata al mio blog, e se ti piace seguimi, mi farebbe davvero molto piacere, ti aspetto!
Cosa mi metto???
No Giovanna, proprio non lo puoi perdere.
Mandi
Fabrizia, il cestino è facile da fare ... una volta fatto il frico, lo si capovolge su un bicchiere o una ciotola leggermente unta.
Si modella leggermente e si lascia raffreddare.
Ciao, seguirò il tuo blog.
Anche io conoscevo quello con le patate cosi e da provare!!
grazie!!! è interessante la storia del frico! io l'ho assaggiato da una mia amica che è originaria del friuli ed è favoloso!!!! un bacione
Bellissima la storia del frico, molto interessanti e squisiste le ricette che proponi. Io l'ho preparato poche volte,ora rimedio grazie alle tue ricette. un abbraccio, buona serata Daniela.
Buono il frico ma io non riesco a farlo come mia mamma che fa una crosticina che mi piace tanto e morbido dentro! Ti seguo così non ti perdo di vista:-) se ti va passa a trovarmi mi farebbe piacere!
Per me napoletana è arabo;voglio imparare a farlo,seguiro' le tue istruzioni.Brava,Lisa.
Torte & Amp, è facile da fare e in una giornata come questa, con un pezzo di polenta ti riscalda òla giornata.
Mandi
Brava Ely, e ora impara a farlo da sola, è molto facile
Mandi
Daniela, ben arrivata nel club del frico :-)))
Mandi
Ombretta, la manualità si acquisisce a forza di provare.
Mi sono iscritta fra i tuoi sostenitori.
Buona giornata Mandi
Brava Lisa, penso che tu riesca a trovare del buon montasio giovane da 3 a 6 mesi, e poi prova, quello con le patate è molto semplice ... e non avere premura.
Mandi
ciao Rosetta! E' un piacere ritrovarti con questo blog che mi riporta al mio Friuli! Complimentissimi.
Anch'io ho appena aperto il mio...
ti seguirò tutti i giorni
Un bacio e un caro saluto a tutta la famiglia
Giuliana
che fame mi hai fatto venire! davvero complimenti!
Ben ritrovata Giuliana, mi sono iscritta come sostenitrice del tuo blog così non ti perdo più.
Un bacione a Mino e a tutti voi.
Mandi
Claudia Annie ... manca ancora qualche ora alla cena, e poi lo puoi fare ... però è meglio gustarlo a 1/2giorno.
Mandi
adeo ho capito il perchè dei ridare fiato ai morti,beh io l'ho mangiato solo una volta con le patate e l'ho apprezzato molto anche se non era il modo più originale di mangiarlo :-)
bonooooooooooooooooo!!!!bravissima!baci!
Günther non ti resta che venirmi a trovare in Friuli, te ne farò assaggiare di diversi tipi.
Mandi
Ricambio i baci Federica ... quanto alla bontà puoi star certa che non ne lasci neppure una briciola.
Mandi
Posta un commento